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Soveria Mannelli. Esempio di laboriosità, tradizioni e vitale centro culturale

Franco Emilio Carlino


Penultima sosta prima della conclusione di questo meraviglioso viaggio nella storia del Reventino-Savuto. Un’indagine molto articolata e complessa che, dopo i contributi su 21 paesi, oggi mi porta a visitare Soveria Mannelli. Borgo tra i più belli d’Italia e recentemente riconosciuto con grande soddisfazione dell’intera comunità “tra i borghi più belli del Mediterraneo”, anni fa definito da Mario Caligiuri, nel suo libro, “un piccolo comune con una grande identità”[1]. Con il presente apporto, pertanto, se ne vuole tracciare un profilo storico con uno sguardo al suo passato e al presente, anche attraverso l’economia, la monumentalità, il patrimonio architettonico e urbanistico, l’ambiente. Tutto ciò, come sempre, tramite le notizie fornite dai diversi autori che nel tempo ne hanno rappresentato in relazione il profilo generale e le peculiarità esistenti nei molti settori di osservazione che ora cercherò di ripercorrere per ricavarne una descrizione generale la più omogenea possibile. Uno dei primi, se non il primo, a fornire notizie sulla presenza di Soveria come villaggio, attraverso una breve nota, fu il Fiore che nella sua descrizione relativa alla costituzione della Diocesi di Catanzaro, in relazione così riportava: “Catanzaro Città col suo Villaggio di Gagliano, Taverna Città con 12 villaggi, […] Sellia Terra, alli quali aggionto Soveria della giurisdizione di Simari, e Cropani Terra con Chiesa collegiata di trè dignità, […] che in tutto sono 26 luoghi”[2].

Secondo una breve chiosa presente sulla pagina del sito web: uhocularu, la radice etimologica del nome Soveria Mannelli sarebbe controversa. Infatti, per alcuni Soveria, nome proprio del luogo geografico ossia il (toponimo), deriverebbe dalla presenza in loco di alberi e arbusti (sorbus) appartenenti alla famiglia delle rosacee producenti frutti commestibili comunemente chiamati in dialetto (suarbi), invece, l’etimo Mannelli proverrebbe dalla particolare produzione, avuta nella zona, del tessuto di lino concepito con particolari congegni di legno chiamati localmente, in gergo, manni. Una specie di mazzuolo in legno utilizzato appunto per la battitura del lino nel corso del fase di stigliatura, che serviva a separare la fibra dagli steli. Non manca, inoltre, chi fa derivare la prima parte del suo etimo da sorbo derivante dal greco sourbia (sughero), in dialetto calabrese suveru/suvaru, mentre la seconda parte da un cognome del luogo, verosimilmente del proprietario del feudo o come già anticipato in precedenza dalla parola con la quale sono identificati gli strumenti adoperati per la lavorazione il lino. Infine, “di recente lo storico locale Ferdinando Leo, sulla base di documenti del XVII secolo, ha ipotizzato che il toponimo Mannelli, indicante originariamente l'attuale località di San Tommaso, derivasse dal cognome della famiglia Mannelli, mentre Soveria corrisponderebbe all'antico toponimo latino Subareae (da sub = sotto e areae = aie o aree), utilizzato per indicare i territori situati a quote più basse di Mannelli(8)”[3]. Il borgo, secondo le diverse informazioni ebbe origine e crebbe, nel periodo compreso tra il 1500 e il 1700, in quello che era il territorio della Città Regia di Scigliano, nella Provincia di Cosenza in Calabria Citra, della quale diventò Casale abbracciandone anche le sorti e le vicende feudali, quest’ultime legate anche a quelle politiche della contea di Martirano e per alcuni versi anche a quelle di Motta Santa Lucia, anche quest’ultima facente parte dell’area Reventino-Savuto. Soveria venne infeudato alla famiglia Passalacqua di Cosenza che in località Monticello, eresse una residenza signorile con adiacente una chiesetta / oratorio. Fu proprio durante il 1700 che il borgo si sviluppò in maniera consistente dal punto di vista demografico per via delle continue immigrazioni di interi nuclei familiari proventi da Scigliano che costretti ad abbandonare le proprie abitazioni a causa dei distruttivi movimenti tellurici e delle frequenti epidemie scelsero di spostarsi nei nuovi Casali di Savelli e Mandatoriccio abbastanza lontani, ma anche in quelli più vicini come appunto Soveria. Ed è in questo periodo di maggiore espansione che cominciarono poi ad esserci notizie più particolareggiate iniziando da quelle fornite dall’Abate Francesco Sacco che nel 1796 così raccontava: “Soveria. Casale nella Provincia di Cosenza, ed in Diocesi di Martorano, situato sopra un monte, d’aria salubre e nella distanza di sette miglia dalla Città di Martorano, che si appartiene in Feudo alla Famiglia Passalacqua della Città di Cosenza. Questo Casale ha soltanto una Chiesa Parrocchiale di mediocre struttura. I prodotti del suo terreno sono grani, grani dindia frutti, vini, castagne, ghiande, e gelsi per seta. Il numero de’ suoi abitanti ascende a settecento sotto la cura spirituale di un Parroco”[4]. Informazioni confermate poi nel 1798 da Giuseppe Maria Alfano[5].

Sulla scia del Fiore e dell’Alfano, nel 1805 a confermare molte informazioni fu Lorenzo Giustiniani.[6]

Notizie interessanti, riguardanti l’aspetto ecclesiale, invece, arrivarono nel 1848 con la pubblicazione del D’Avino che oltre a confermare alcune precedenti voci coglieva l’occasione per ricordare che Soveria e Castagna costituivano due altri comuni del circondario di Serrastretta in diocesi abolita di Martorano e relativamente all’aspetto religioso scriveva: “[…] Esso comune ha due parrochi, i quali partitamente ufiziano nelle chiese curate di S. Giovanni Battista a Soveria, e di S. Michele Arcangelo a S. Tommaso, cure separate dall'ultimo vescovo di Martorano. Evvi inoltre a S. Tommaso una piccola chiesa particolare col titolo dell'Angelico, a cui era prima consacrata la parrocchia, e vi è per ultimo la Confraternita del Rosario”[7].

Il 1852 maggiori ragguagli a una situazione continuamente in evoluzione, soprattutto dal punto di vista diocesano, sopraggiunsero dal De Luca e Mastriani i quali a riguardo così affermavano: “Mannelli. – Comune del circondario di Serrastretta, in distretto e diocesi, di Nicastro, provincia di Calabria Ulteriore II, con 180 abitanti. Per l'amministrazione dipende da Soveria. […] Soveria. Comune del circondario di Serrastretta, in distretto di Nicastro, diocesi di Mileto, provincia di Calabria ulteriore II, con abitanti 1000”[8]. Informazioni rinnovate qualche anno più tardi nel 1861 giunsero dal Zuccagni Orlandini nel suo Dizionario Topografico[9].

Ancora, un ulteriore aggiornamento della generale situazione di Soveria pervenne, dopo il censimento del 1861, grazie al contributo dell’Amati che in attinenza il 1868 così documentava: “Soveria Mannelli. - Comune nel Napoletano, provincia di Calabria Ulteriore II. […] Comprende, oltre il capoluogo, altri 5 casali a brevissima distanza l'uno dall'altro, che si chiamano: San Tommaso, Mannelli, Colosimelli, Cardamoni e Pirillo. Ha una superficie di 2548 ettari. La sua popolazione di fatto‘, secondo il censimento del 1861, contava abitanti 2761 (maschi 1421, femmine 1340) quella di diritto era 2753. La sua guardia nazionale consta di due compagnie con 177 militi attivi. Gli elettori amministrativi nel 1865 erano 71, e 23 i politici, inscritti nel collegio di Serrastretta: nel 1869 gli elettori amministrativi furono 99, ed 11 i politici. Ha ufficio postale di seconda classe, ufficio telegrafico di terza classe, e vi risiede una luogotenenza de’ reali carabinieri. Appartiene alla diocesi di Nicastro. Il suo territorio si stende in monte ed in colle, e viene attraversato da un piccolo corso d'acqua. Una bellissima vallata si presenta al suo orizzonte. Il suolo è fertile e coltivato con qualche attività; ma l'agricoltura continua ancora secondo i secolari pregiudizi di cui è imbevuta. Vi si alleva una considerevole copia così di grosso che di minuto bestiame: non difetta il selvaggiume. La strada nazionale divide quest’agro in due parti disuguali, mettendolo in facile comunicazione coi limitrofi comuni: si avrà molto vantaggio dalle strade comunali e vicinali una volta che verranno sistemate, massime da quella con Nicastro, già approvata dal Parlamento e dichiarata nazionale, che dovrebbe dipartirsi dal centro dell'abitato; ma la sua costruzione continua ancora ad essere un desiderio. Vi si respira un'aria eminentemente salubre, di eccellente qualità sono le acque potabili.

Soveria. Mannelli è un grosso villaggio, situato a 23 chilometri da Nicastro. Di mediocre architettura è la chiesa parrocchiale: pregevole però è l’altare di marmo variegato. Due scuole comunali, l’una maschile e l'altra femminile, attendono all’istruzione primaria.

L'indole degli abitanti è calma e laboriosa e l'industria principale n’è il lino, che coltivasi nelle montagne della Sila, e qualche poco nella valle irrigabile del comune. Ha mercato ogni domenica e fiera nelle due ultime domeniche di ottobre sotto il titolo della Purità. Nel casale di S. Tommaso vi è una chiesa parrocchiale, da cui dipende il casale Colla, sito a 3 chilometri di distanza sulla strada nazionale, sebbene pel civile dipenda dal limitrofo comune di Carlopoli, dal quale, perché più distante ed incomodo, ha chiesto la divisione aggregandosi a Soveria, e se ne mostrò già favorevole il Consiglio provinciale. Soveria è di origine baronale; tutti gli altri casali invece sono di origine regia e facevano parte della Regia Università di Scigliano. In gran parte queste località furono incendiate dai Francesi, nei primi anni di questo secolo, perché avevano loro opposto resistenza.

Soveria ricorda che nel 31 agosto 1860 al sopraggiungere del generale Garibaldi con rapida e vittoriosa marcia, depose quivi le armi, senza combattimento, una colonna borbonica forte di circa 12000 uomini con artiglieria, sotto il comando del generale’ Ghio. In questo comune è desiderata e fu chiesta la sede della Pretura, che ora esiste in Serrastretta, la quale trovasi in un angolo eccentrico e di difficile accesso ai dipendenti comuni per difetto di strade e ponti. La maggior parte delle surriferite notizie si devono alla cortesia dell’onorevole Sindaco di questo comune”[10].

Soveria Mannelli odierna, appartenete alla Provincia di Catanzaro, oltre a essere, come accennato un borgo meraviglioso e dalla straordinaria bellezza, in possesso di una forte identità, è anche depositario di storia e tradizioni, e gode di un particolare fascino paesaggistico, artistico e culturale. Costituito dal capoluogo e da alcune località come Bivio Bonaccio, Celifetto, Colle Santa Margherita, Cupa, Gesonte, Santuopo, e dalle frazioni di Colla, San Tommaso, Pirillo, possiede una complessiva popolazione residente, secondo alcune recenti informazioni demografiche, di 3.048 abitanti di cui 1.467 M e 1.581 F distribuiti su una superficie di 20, 37 kmq e una densità per kmq di 149,6 abitanti denominati Soveritani.

Il borgo dal punto di vista geografico ambientale si colloca in una sorta di bacino scavato dal fiume Amato originato dall’abbassamento delle propaggini meridionali dell’altopiano silano e dal gruppo montuoso del Reventino. Posto a un’altezza di 774 m sul livello del mare con una variazione altimetrica compresa tra i 695 e i 1000 m si caratterizza per il suo abitato in pendio con la parte più antica in alto e quella moderna più in basso ormai tra loro congiunte. Il territorio comunale, il cui 30% è ricoperto di boschi, in particolare cerri, castagne e querce fa parte della Comunità Montana Monti Tiriolo-Reventino-Mancuso, Regione Agraria n. 1 - Montagna del Reventino e confina con i Comuni di Bianchi, Colosimi e Pedivigliano posti nella Sila Piccola della Provincia di Cosenza, e Carlopoli, Decollatura e Gimigliano in Provincia di Catanzaro. La sua struttura orografica è tracciata dal fiume Amato sul quale si è accennato e dal fiume Corace, che hanno sempre facilitato il transito di persone e gli scambi commerciali, oltre che da una serie corsi d'acqua il cui deflusso per le loro caratteristiche in alcuni assume spesso carattere torrentizio, quindi difficilmente controllabile. Tra questi si vogliono citare: il Sabettella, Occhiorosso, Scaglione, Menicone, Galice, Ruina, Quaresima e Guglielmino. Per quanto riguarda le montagne si ricordano: il Rosello da cui ha origine l’Amato, il San Tommaso e l’Eremita.

Circa il profilo storico, alcune informazioni affiorano anche nelle memorie storiche di Francesco Antonio Accattatis il quale, nella sua Storia di Scigliano, a cura di Isidoro Pallone, per i tipi Brenner, Cosenza, 1965, scrive che alla fine del 1600 la città Regia di Scigliano era composta da sette quartieri e venti villaggi, come pure nelle appendici al libro dell’Accattatis, prodotte dall’abate Rosario Gualtieri, viene chiarito che il terzo casale di Scigliano era segnalato con i nomi di Fornello, San Tommaso o Mannelli, una zona situata nella parte più alta dell’attuale Soveria Mannelli. Da altre indicazioni si apprende che la denominazione San Tommaso proverrebbe dalla presenza in loco di un oratorio intitolato all’omonimo Santo, eretto agli inizi del XVII secolo per opera di don Tommaso Scaglione, ecclesiastico della cattedrale di Martirano. Ed ancora non si possono trascurare le preziose informazioni di Mario Felice Marasco, presenti nella sua opera: Soveria Mannelli e il suo territorio, Notizie e dati tratti dagli appunti di Ivone Sirianni, San Vito al Tagliamento: Tipografia Sanvitese Ellerani, 1969.

Altre interessanti fonti a completamento di questa ricognizione sulla storia di Soveria sono state reperite nel blog uhocularu dove è così riportato: “Non si sa invece dove fossero ubicate le prime abitazioni di Fornello; attualmente con il nome Fornello viene indicata la collina situata fra i torrenti Sabettella e Occhiorosso, subito oltre Porta Piana, collina dove in realtà non sono state rinvenute tracce di antiche costruzioni. Si ritiene pertanto che al tempo dell'Accattatis il nome "Fornello" dovesse estendersi anche alla collina prospiciente, dove attualmente sorgono via Maraschi, vico Tappi, via Indipendenza e il piccolo rione Bonacci, e dove sono presenti tracce di abitazioni costruite a partire dalla seconda metà del XVII secolo, posteriori comunque alle più antiche costruzioni di San Tommaso(10). Il territorio fu frequentato sporadicamente verosimilmente già in epoca preistorica, come confermano alcuni rinvenimenti litici conservati nel Museo archeologico provinciale di Catanzaro, che tuttavia non sono stati studiati in modo approfondito e di cui non si conosce peraltro il sito esatto di ritrovamento.

Soveria Mannelli, Centro storico (Portapiana). Nel 1191, in località Ruina, si sarebbe combattuta una sanguinosa battaglia dai governatori di Nicastro e di Taverna (partigiani di Tancredi di Sicilia, figlio naturale di Ruggero il Normanno) contro Federico Lanza, uno dei capitani di Enrico VI di Svevia chiamato in loro aiuto dai governatori di Martirano e di Scigliano. La fonte primaria di queste vicende, riprese da alcuni storici fra cui Francesco Antonio Accattatis(9), è l'Historia de' Sueui di Carlo Calà, pubblicata a Napoli nel 1660; quest'opera venne composta sulla base di documenti falsificati dal cosentino Ferdinando Stocchi(11) per cui è verosimile che la battaglia di Ruina non sia mai avvenuta.

Verso la fine del XVI secolo i territori di Fornello e San Tommaso erano soggetti in civilibus et criminalibus alla baronia di Pittarella, mentre dal punto di vista ecclesiastico gli stessi territori erano soggetti alla parrocchia di Pedivigliano. La baronia di Pittarella, alla quale i territori di Soveria erano stati infeudati nel 1592, nel 1706 passò dalla famiglia Scaglione alla famiglia Matera e fu ereditata da due sorelle, appartenenti a quest'ultimo casato, che avevano sposato rispettivamente un Micciulli e un Passalacqua, dividendosi i beni: ai Micciulli spettò San Tommaso e ai Passalacqua (nel 1744), assieme ad altri beni, Pittarella, Fornello e Mannelli(10)” [11].

La storia recente è quella che ci racconta Gustavo Valente che in riferimento così disserta: “I francesi, per legge 19 gennaio 1807, ne facevano un Luogo, ossia Università, nel cosiddetto Governo di Rogliano. Poi, pel riordino disposto per decreto 4 maggio 1811, istitutivo dei Comuni e del Circondario, gli venivano assegnati i villaggi, o frazioni di Mannelli, S. Tommaso, Castagna, Colla e Pirillo, e veniva incluso nel Circondario di Scigliano. Per il nuovo assetto dato dal Borbone con l’istituzione della nuova provincia di Reggio ed il ripristino di quella di Catanzaro – legge 1 maggio 1816 – veniva trasferito in questa ultima, ed assegnato nel Circondario di Serrastretta. Per decreto 2 giugno 1833, che scomponeva il Circondario di Serrastretta, per l’istituzione di quello di Feroleto Antico, veniva confermato nella giurisdizione del primo. […] Al risorgimento hanno variamente partecipato Francesco Astorino, Carmine e Francesco Caligiuri; Francesco e Luigi Mancini; Antonio Marasco, don Domenico Serra; Carlo e don Placido Sirianni”[12]. Relativamente alla figura risorgimentale di Carmine Caligiuri mi piace riportare la nota storica di Massimo Viglione che nella sua opera, “Una grande panoramica dell'intera questione dell'Insorgenza italiana, condotta secondo il criterio del racconto documentato e dettagliato dei fatti all'interno del loro contesto generale (geografico e politico). Scopo del testo è la ricostruzione puntuale dell'intero fenomeno, come primo gradino per una presa di coscienza di una pagina fondamentale della storia italiana” così è riportato nella nota di recensione su Google, a riguardo scrive: “La Calabria, la Basilicata e la Puglia erano sempre sul piede di guerra; il Calabria, un gruppo di insorgenti di Soveria, guidati da Carmine Caligiuri, nei pressi di Scigliano, nella Sila, assalì già il 25 marzo un convoglio francese, impadronendosi del bottino e uccidendo 10 uomini. Il giorno seguente, nella medesima zona 200 soldati cadevano in una imboscata perdendo una trentina di uomini, e per poco il 28 i cittadini insorti non si impadronivano anche di Scigliano. Accorse subito il Gen. Verdier, che distrusse e saccheggiò sei villaggi, tra cui Soveria Mannelli, massacrò tutti gli insorti che caddero nelle sue mani e lasciò un presidio in Scigliano. Altre rivolte vi furono in aprile a Martorano, S. Eufemia e in parecchi altri luoghi, tanto da far paventare il rischio di una ripetizione del ’99” [13].

L’agricoltura, la pastorizia, l’artigianato e l’industria sono i volani trainanti dell’economia soveritana. Un contributo fondamentale allo sviluppo è dato dalla produzione agricola di: patate, uva, castagne, frutta, cereali e legumi. È presente anche l’allevamento del bestiame in particolare di ovini con la conseguente lavorazione del latte. Interessante il settore dell’artigianato con la produzione di infissi, mobili e maglieria. Tra le attività artigianali non possiamo non menzionare la lavorazione del lino, una volta fondamentale occupazione e quindi volano economico di Soveria, come pure di tanti altri paesi dell’altopiano silano. Ma il fiore all’occhiello della laboriosa Soveria è il settore industriale con alcune attività di prestigio condotte da alcune aziende storiche. La prima, il Lanificio Leo, del quale mi sono già ampiamente occupato con un’apposita nota, presente nel settore della tessitura, che da oltre un secolo e mezzo trasforma la propria attività in una vera e propria arte sostenuta da un interessante impianto produttivo oggi parzialmente reso fruibile anche come Museo della lana e del laboratorio tessile.

La seconda azienda è l’industria tipografica della Rubbettino una grande realtà industriale presente nel campo dell’editoria. La terza è la fabbrica di mobili Camillo Sirianni, una tra le aziende guida nella produzione dell’arredo per le scuole, operativa sul territorio sin dal primo decennio del secolo scorso.

A Soveria Mannelli, a parte la bellezza riconosciuta del suo centro storico, delle sue vie e piazze, notevole è anche il patrimonio monumentale costituito da palazzi signorili, chiese e monumenti di grande interesse tra i quali, a riguardo, si vogliono ricordare: l’Obelisco dedicato a Garibaldi risalente al 1888. Si tratta di un monumento commemorativo in marmo che rievoca, a seguito della capitolazione, la resa dell’esercito borbonico del 30 agosto 1860, condotto dal generale Ghio, all’esercito di Garibaldi. Sul marmo è incisa la citazione con la quale Garibaldi comunicò l’evento: “Dite al mondo che alla testa dei miei bravi calabre­si ho disarmato dodicimila sol­dati borbonici al comando del generale Ghio” e la stele collocata sulla Fontana dei Francesi, presente in via dei Vespri, per rammentare il punto e la data della sommossa della popolazione di Soveria mannelli (22 marzo 1806) attuata in opposizione alla presenza della guarnigione francese. Tra i palazzi di un certo interesse troviamo: il Palazzo baronale edificato sul finire del XVI secolo per desiderio di Torquato della famiglia dei baroni Scaglione di Pittarella e agli inizi del secolo scorso passato nei possedimenti della famiglia Marasco, il Palazzo Municipale al cui interno è posta la sala consiliare detta delle Libertà dipinta da Dolorès Puthod, Casa Sirianni, nella quale la notte del 30 agosto 1860 ha pernottato Garibaldi nella circostanza dell’impresa contro l’esercito borbonico, il Palazzo d’epoca dei Cimino, al cui interno è possibile ammirare il cortile pavimentato, Palazzo Passalacqua, un edificio signorile costruito nel 1668 dalla famiglia Passalacqua nella località Monticello sulla quale ho accennato in precedenza, trasferita in seguito nei possedimenti della famiglia Scaglione.

Per quanto riguarda gli edifici religiosi a Soveria troviamo la Chiesa di San Giovanni Battista dedicata al Santo Patrono la cui festa ricade il 24 giugno, posta vicino al palazzo baronale e adibita come chiesetta oratorio dalla famiglia Passalacqua. Inizialmente, negli ultimi anni del XVI secolo, apparteneva al gruppo di chiese rurali fatte erigere dal vescovo mons. Mariano Pierbenedetti, nella Diocesi di Martirano. Danneggiata a seguito del sisma del 1638 subì i primi interventi di restauro. Elevata a parrocchia nel 1668 venne nuovamente sinistrata da successivo terremoto verificatosi il 1783. Ristrutturata e ingrandita, la costruzione subì modifiche con l’inserimento nella struttura di nuovi elementi come le navate laterali e il campanile a pianta quadrata su quale è stata sovrapposta una cupola. Ristrutturazione che si concluse nel secondo decennio del XIX secolo. Al suo interno è custodito il prezioso altare in marmi policromi riconosciuto agli inizi del secolo scorso monumento nazionale e originario della famosa Abbazia di S. Maria di Corazzo sul quale si è accennato in un’apposita nota, verosimilmente opera di Cosimo Fanzago, sei candelabri lignei, un'acquasantiera in marmo capolavoro di manodopera locale e un busto ligneo di San Giovanni molto probabilmente risalente alla metà del 1700.

Altra struttura religiosa è la Chiesa parrocchiale intitolata a San Michele Arcangelo, nata pressappoco nella seconda metà del 1700, nella frazione San Tommaso, già sede una chiesetta rurale consacrata a San Tommaso apostolo, di cui parla il D’Avino e che acquisì il titolo di parrocchia nel 1736. La costruzione nella forma si presenta a croce latina con tre navate, mentre sulla facciata principale si schiudono tre portali con il cen­trale avente un arco a tutto sesto. Il suo ambiente interno accoglie una serie di pitture murali realizzate dallo Zimatore e dal suo discepolo Grillo, la statua lignea S. Michele Arcangelo e altre risalenti al Settecento. Inoltre, nella cappella detta Cimino è custodito un piccolo altare in marmo anche questo originariamente appartenuto all’Abbazia di Corazzo.

Nel territorio di Soveria sono presenti inoltre altri edifici religiosi come le Chiese: della Madonna della Salute posta nella citata località Pirillo, della Madonna del Rosario in località Colla e della Madonna degli Abbandonati nella omonima località, nella quale è conservato un dipinto realizzato su zinco riproducente la Vergine insieme a due peccatori inginocchiati in atto di preghiera.

Avviandomi alla conclusione vorrei ricordare che Soveria Mannelli tra i tanti personaggi illustri, oltre a quelli già citati, annovera anche l’attivo intellettuale Camillo Loriedo, nato a Soveria poi sindaco di Nicastro. Socialista convinto frequentò gli studi liceali a Cosenza dove ebbe l’occasione di incontrare alcune colonne del socialismo calabrese come Pietro Mancini, il figlio Giacomo. Frequentò gli studi universitari a Napoli dove si era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, circostanza che gli valse l’opportunità di incontrare altri due socialisti di rango come Arturo e Antonio Labriola che gli consentirono di pubblicare alcuni suoi articoli sul giornale l’Avanti, organo ufficiale dell’allora Partito Socialista. Quanto appena riferito ed altro ancora sulla figura Loriedo, il quale intrattenne rapporti anche con Gabriele Cerminara, autore di numerosi opuscoli sui rapporti tra il socialismo e la massoneria, trova conferma nel saggio di autori come Vincenzo Villella, Giuseppe Masi e Antonio Bagnato dal titolo: Dal Decennio francese al primo conflitto mondiale: rivoluzione, politica, cultura presente nel volume Lamezia Terme: storia, cultura, economia curato da Fulvio Mazza”[14].

Bibliografia

[1] Mario CALIGIURI, Soveria Mannelli: un piccolo comune con una grande identità, Città Calabria, 2003.

[2] P. G. FIORE da Cropani, Della Calabria Illustrata Opera varia Istorica, Predicatore Cappuccino da Cropani, Tomo II, Stamperia di Domenico Roselli, Napoli MDCCXLIII, p. 298.

[3] Soveria Mannelli, Storia, in https://uhocularu, [(8) Ferdinando LEO, Varie ed eventuali, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005].

[4] Abate Francesco SACCO, Dizionario Geografico-Istorico-Fisico del Regno di Napoli…, Tomo III, Presso Vincenzo Flauto, Napoli MDCCXCVI, p. 441

[5] Cfr. Giuseppe Maria ALFANO, Istorica descrizione del regno di Napoli, presso Vincenzo Manfredi, Napoli MDCCXCVIII, p. 89

[6] Cfr. Lorenzo GIUSTINIANI, Dizionario ragionato del Regno di Napoli, Tomo IX, Napoli 1805, p. 94.

[7] Vincenzo D’AVINO, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) nel Regno delle Due Sicilie, raccolti, annotati, scritti per l’Abate Vincenzo D’Avino, Dalle Stampe di Ranucci, Napoli 1848, pp. 468, 469.

[8] Ferdinando DE LUCA, Raffaele MASTRIANI (a cura), Dizionario corografico universale dell’Italia, Volume Quarto, Parte Prima, Reame di Napoli Stabilimento di Civelli Giuseppe e Comp., Milano 1852, pp. 542, 898.

[9] Cfr. ZUCCAGNI-ORLANDINI, Dizionario Topografico dei Comuni D’Italia, Società Editrice di Patrii documenti Storico-Statistici, Firenze 1861, p. 950.

[10] Amato AMATI, L’Italia Sotto l’aspetto Fisico, Storico, Letterario, Artistico, Militare e Statistico, Volume Settimo SA-SZ, Dizionario Corografico dell’Italia, Francesco Vallardi Tipografo-Editore, Roma, 1868, pp. 881-882.

[11] Soveria Mannelli, Storia, in https://uhocularu, [https://it.wikipedia.org/wiki/Soveria_Mannelli#cite_note-IvoneSirianni-10, (10) Mario Felice MARASCO, Soveria Mannelli e il suo territorio, Notizie e dati tratti dagli appunti di Ivone Sirianni, San Vito al Tagliamento: Tipografia Sanvitese Ellerani, 1969. (9) Francesco Antonio ACCATTATIS, Storia di Scigliano, a cura di Isidoro Pallone, Cosenza: Brenner, 1965. (11) Gaetano MELZI (Dizionario di opere anonime e pseudonime, Milano: Pirola, Tomo II (H-R) p. 47-8, 1852, Google books)].

[12] Gustavo VALENTE, Dizionario dei Luoghi della Calabria, Volume II, M-Z, FRAMA’S, Chiaravalle Centrale (CZ), 1973 p. 1045.

[13] Massimo VIGLIONE, 4.Insorgenze e Brigantaggio sotto G. Bonaparte e G. Murat in Rivolte dimenticate: le insorgenze degli italiani dalle origini al 1815, Volume 1 di Volti nella storia, Città Nuova, 1999, p. 277.

[14] Cfr. Vincenzo VILLELLA, Giuseppe MASI e Antonio BAGNATO, Camillo Loriedo e la tradizione democratica nei due centri, in Lamezia Terme: storia, cultura, economia, Volume 11 di Le città della Calabria, Fulvio MAZZA (a cura di), Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (CZ), 2001, pp. 165-169.

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