CARLOPOLI - CASTAGNA
STORIA
Il territorio di Castagna,
montuoso, localizzato nella Sila Piccola, è appartenuto per molti secoli all'Università di Scigliano, un casale di Cosenza, nella provincia della Calabria Citeriore. Era chiamata un tempo Trempa della Castagna.
Gli abitanti provengono principalmente dalla frazione Diano di Scigliano[2].
Con lo smembramento di Scigliano, nel 1807, Castagna fu assegnata al comune di Soveria Mannelli, e assieme a Soveria nel 1816 entrò a far parte della neo costituita provincia della Calabria Ulteriore Seconda, con capoluogo Catanzaro[3].
Il 23 settembre 1832 Castagna, insieme col villaggio Colla, si separò da Soveria Mannelli per formare comune autonomo, che tuttavia non ebbe lunga vita. Dopo l'unità d'Italia, infatti, il consiglio provinciale di Catanzaro, constatato che le entrate comunali non erano sufficienti a coprire neanche le spese obbligatorie, nella seduta del 25 settembre 1867 ne prospettò la soppressione e l'unione del territorio del capoluogo Castagna al comune Carlopoli, e della frazione Colla al comune Soveria Mannelli. Contrariamente alle aspettative, con D.R. 23 agosto 1869 fu assegnato a Carlopoli l'intero territorio comunale, compresa Colla. Quest'ultima frazione, distante 15 km da Carlopoli e 3,5 km da Soveria, tornò tuttavia a Soveria Mannelli con decorrenza 1º gennaio 1871[3].
Castagna ha fatto parte della Diocesi di Martirano fino al 1818 quando, per gli effetti della Bolla Pontificia De utiliori, in seguito al concordato fra la Santa Sede e il Regno delle Due Sicilie, la Diocesi di Martirano fu soppressa e aggregata alla diocesi di Nicastro.
Nel settembre 1986, in seguito alla revisione delle Diocesi italiane secondo il criterio della provincialità civile, mentre le parrocchie di Panettieri (con cui per secoli gli abitanti di Castagna hanno condiviso il parroco) sono passate dalla diocesi di Nicastro (che, nell'occasione ha cambiato denominazione in "Diocesi di Lamezia Terme") all'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, la parrocchia di Castagna è passata dalla diocesi di Nicastro all'Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, perché il comune di Carlopoli apparteneva a quest'ultima diocesi[4]. Successivamente, con decreto 18 settembre 1989 della Santa Sede, anche la parrocchia di Panettieri è stata aggregata alla diocesi di Catanzaro-Squillace, sebbene il comune di Panettieri sia in provincia di Cosenza.
Nella seconda metà del XIX secolo Emilio Leo creò a Castagna la prima industria tessile calabrese sfruttando la forza motrice delle acque del Corace; più tardi Leo si trasferì a Soveria Mannelli e in quest'ultima cittadina il Lanificio Leo, una fabbrica fondata nel 1873, continua nella produzione di tessuti utilizzando gli antichi macchinari ottocenteschi.
Carlopoli
Nel febbraio del 1625 alcuni uomini provenienti da Panettieri e da altri antichi casali di Scigliano presentarono al conte Carlo Cicala, proprietario del feudo di Tiriolo, una richiesta formale di fondare in quelle terre un nuovo casale, che avrebbero chiamato, in onore dello stesso conte Cicala, Carlopoli: (Città di Carlo). Carlo Cicala approvò tali richieste e permise la fondazione feudale di Carlopoli per tomola 45 di germano da pagare ogni mese di agosto.
Circa cinque anni dopo l'infeudamento di Carlopoli, Carlo Cicala ebbe il privilegio di fregiarsi del titolo di Principe.
Le attività economiche del XVII secolo a Carlopoli furono gestite da pochissime famiglie: i Montoro e i Guzzo, giunte da Tiriolo, e poi i Talarico, i Pingitore, i Brutto e i Nicotera. A testimonianza di quel tempo rimangono ancora a Carlopoli le vestigia di antichi palazzi signorili.
Carlopoli divenne Comune nel 1832, con Ferdinando II di Borbone.
Il 29 settembre del 1867 l'amministrazione provinciale di Catanzaro richiese ai comuni di Carlopoli e Castagna deliberazioni circa la loro effettiva volontà di aggregarsi. Il consiglio comunale di Carlopoli deliberò all'unanimità di aderire.
A ciò seguì il 21 marzo 1869 il Regio decreto nr. 4981 che soppresse il comune di Castagna.
L'Abbazia
Sorge su una vasta area della valle del fiume Corace. Costruita nel corso dell'XI secolo dai monaci benedettini, il secolo seguente seguì la riforma cistercense di Bernardo di Chiaravalle. I Cistercensi, di cultura franchigena, svilupparono al massimo l'economia dell'abbazia.
I monaci cistercensi coltivarono le feconde terre intorno, allevarono greggi, impiantarono "fabbriche" e fecero di Corazzo una "Città di Dio" autosufficiente grazie al loro lavoro e alla loro ingegnosità.
Dal 1177 al 1187 fu abate Gioacchino da Fiore, nel periodo più intenso del suo estro esegetico e spirituale; infatti fu proprio tra le mura di Corazzo che dettò gran parte delle sue opere maggiori a tre alacri amanuensi. Gioacchino da Fiore nacque presumibilmente tra il 1130 e il 1135 a Celico. Da Corazzo viaggiò moltissimo, sia per motivi legati all'amministrazione del monastero che per esigenze spirituali.