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PEDIVIGLIANO

STORIA

 

Antico quartiere di Scigliano, che sorse dalla frazione Cupani, all'inizio del XVI secolo, in seguito alla peste e ai terremoti che colpirono le popolazioni locali, decimandole. Sembrerebbe che alcune famiglie di Cupani si siano spostate dal luogo chiamato Percurajo e da qui avrebbero fondato il quartiere di Pedivigliano, comunità separata da Scigliano con un proprio sindaco e un proprio consiglio.
Fu fondato ai piedi del vecchio centro di Villanova (onde probabilmente il suo nome) che era il casale più antico di Scigliano, fondato dai cittadini di Motta Santa Lucia. Questi, in contrasto con il vassallaggio del conte Martirano, si spostarono con tutte le loro famiglie nel vicino casale di Villanova, grazie al consenso dato loro dal Vicerè D. Pompeo Cardinale Colonna nel 1530. Qui costruirono anche un Chiesa Parrocchiale dedicata al Salvatore del mondo e a San Giovanni Evangelista. Il Casale di Pedivigliano, subì spesso perdite di territorio ad opera di signorotti e baroni confinanti: fu così che il barone di Pittarella, si appropiò abusivamente di parecchi ettari di territorio,estendendo i propri confini di Pittarella fino a Pedivigliano.
Sull'origine del nome ci sono solo ipotesi: alcuni lo fanno derivare da Villa Pediviliani, da un Pedivilius o Peduilius, altri da un toponimo Pedevillanus, " ai piedi della villa",anno 1917, Pedevillano.

 

Per effetto del decreto n° 922 del 1811, ad opera di Gioacchino Murat, fu istituito il comune di Pedivigliano, comprendente anche i villaggi di Pittarella, Villanova e Borboruso (denominato Barbarossa). Pedivigliano ritornò ad essere Casale di Scigliano dal 1928 al 1937.

 

In particolare Pedivigliano ebbe un ruolo nelle vicende di brigantaggio che caratterizzarono gli anni intorno al 1806. Tale fenomeno conobbe qui un'intensità ed un efferatezza notevoli e fu per questo motivo che subì il saccheggio da parte del generale francese Reynier, che nell'estate del 1806, si era accampato presso Scigliano reduce dalla vittoria sui briganti di San Givanni in Fiore. Fu in questa circostanza che il suo esercito fu preso di mira dalle bande capeggiate dal brigante Nierello di Pedivigliano, terrore del circondario per la sua ferocia. Questi però fu battuto e messo in fuga dalle truppe della fanteria francese che si riversarono poi nel villaggio e lo saccheggiarono dei denari, dei beni e delle riserve alimentari.

 

L'abitato di Pittarella invece era famoso in tutta la Calabria per le sue donne che si diceva fossero "magare" o megere, esperte di arti magiche o "malie". Venivano per consultarle dai luoghi più remoti e perciò tutto l'abitato di Pittarella diventò un luogo venerabile e religioso. Inizialmente erano solo in Pedivigliano, poi se ne sparsero dappertutto e la triste nomea non si limitò più al villaggio di Pittarella. Il nome stesso Pittarella sembra che derivi da Pethar che in ebrepo significa interpretare i sogni, e che esso sia stato poi modificato in Petorel, e volgarmente in Petorella e Pittarella. Nel mese di Marzo, in Pittarella, ma anche in altri casali, si faceva un rito propiziatorio che simboleggiava la cacciata dal villaggio delle streghe: si percorrevano tutte le strade in lungo e in largo correndo e suonando dei campanacci e gridando contemporaneamente: "E' ventu Marzu", perché si diceva che a Marzo vanno in giro le streghe o magare. Le magare con le loro erbe, con i filtri facevano ammalare o producevano disgrazie perciò erano molto temute e rispettate. Correntemente erano chiamate cummari.

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