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Serrastretta città delle sedie. Il Borgo dove l’arte si è trasformata in tradizione

Aggiornamento: 25 set 2018


Franco Emilio Carlino


Siamo in dirittura d’arrivo nella ricerca storica sui paesi del Reventino e ormai siamo prossimi alla conclusione del nostro itinerario. La presente tappa mi porta a Serrastretta, un consistente Comune per numero di abitanti della Calabria nella provincia di Catanzaro posto su una rigogliosa altura in una vallata dell’appennino calabrese a 840 m sul livello del mare con un’altitudine media compresa tra i 100 e i 1198 m., distante 37 km dal suo Capoluogo (Catanzaro).

La sua attuale popolazione residente, secondo recenti statistiche, è di 3.149 abitanti di cui 1.544 M e 1.605 F distribuiti su una superficie di 41,20 kmq, con una densità per kmq pari a 76,4 abitanti, la cui denominazione è di Serrastrettesi.

Secondo le diverse informazioni, etimologicamente, il nome del paese, sarebbe la combinazione dei tue termini: "serra" e "stretta", attribuito alla sua ubicazione, in quanto sistemato in una gola tra le serre. Tuttavia, supportati dalla tradizione popolare, non mancano coloro che sostengono che l’etimo Serrastretta sia stato dato da alcuni abitanti di Taverna che transitando sul colle prospicente l’attuale sito, conosciuto con il nome di Serra di’ Tavernisi, lo chiamarono appunto Serrastretta, poiché situato nella strettoia sagomata all’interno di due colli­ne.

La sua posizione geografica lo colloca nella Comunità Montana Monti Tiriolo-Reventino-Mancuso, nella Regione Agraria n. 1 – Montagna del Reventino confinante con i Comuni di: Amato, Decollatura, Feroleto Antico, Lamezia Terme, Miglierina, Pianopoli, Platania, San Pietro Apostolo tutti della Provincia di Catanzaro e posati sul versante tirrenico della Sila Piccola.

Consistenti come numero anche le sue frazioni e le località che sono: Accaria, Angoli, Barone, Cancello, Ciccaroni, Crichi, Dondolo, Forestella, Mancini, Migliuso, Nocelle, Palmatico, Persico, Polidonti, Repoli, San Michele, Scarpelli, Serre, Tavano, Viterale.

Facendo riferimento ad alcune informazioni fornite dal sito web del Comune, Serrastretta sarebbe stata “fondata nel 1383 da alcuni cittadini di Scigliano (CS) che, per sfuggire alle persecuzioni del feudatario del paese trovarono rifugio in questo luogo ameno e lussureggiante di vegetazione. -In riferimento fonti del sito uhocularu sostengono che questi abitanti appartenessero alle famiglie Fazio, Mancuso, Talarico, Bruni e Scalise-[1] Fin dall'origine fu aggregata come "Casale" all'Università di Feroleto Antico; nel 1595 la Regia Corte della Calabria Ultra, a seguito di un censimento, elevò il paese ad Università (oggi Comune).

Nei secoli XV° e XVI° fu sotto la dominazione dei duchi Caracciolo, poi nel XVII° secolo passò sotto il dominio dei conti d'Aquino e, in seguito, sotto il Regno di Napoli.

Durante questo lungo arco di tempo il paese dovette affrontare una serie di processi giudiziari, prima contro i feudatari e poi contro la vicina Università di Feroleto Antico, che si trascinarono per secoli e si conclusero nel 1930 con l'assegnazione di una parte del bene demaniale "Bosco Montagna" al comune di Feroleto Antico.

Il 20 marzo 1807 la sede del Giudice di Pace fu trasferita da Feroleto Antico a Serrastretta; poi fu trasformata nel 1862 in Pretura.

Tra la fine dell'Ottocento e il primo ventennio del '900 furono costituiti in Serrastretta e nelle frazioni alcuni sodalizi, in particolare: nel 1872 "La Società Operaia Unione del Lavoro"; nel 1893 "La Società Agricola"; nel 1907 "La Federazione Calabrese dei Diritti e dei Doveri"; nel 1907 furono costituite due "Cooperative dei Sediari"; nel 1905 ad Angoli e Migliuso "La Società di Mutuo Soccorso Principe Umberto"; in Accaria nel 1912 "La Società Agricola Operaia Giuseppe Garibaldi"; nel 1913 a San Michele "La Società di Mutuo Soccorso - La Libia".

Nel 1908, su iniziativa del Dr. Ernesto Puteri e di altri soci, fu costituita la S.I.E.S. (Società idro-elettrica Serrastretta), che fu tra le prime Società del Meridione d'Italia ad erogare, sia pure in una zona limitata, la corrente elettrica.

Fu costruito un invaso d'acqua, che a valle azionava una turbina idroelettrica, sufficiente ad erogare corrente elettrica a tutto l'abitato di Serrastretta e ad azionare anche un mulino elettrico.

Con decreto di Giuseppe Bonaparte il 19 gennaio 1807 Serrastretta fu elevata a sede circoscrizionale dei Governi del Regno, poi confermata ed ampliata con Regio Decreto nel 1816 di Re Ferdinando di Borbone e dalla successiva ristrutturazione operata nel 1860 dopo l'Unità d'Italia”[2]. Dalle notizie storiche fornite, invece, dallo storico Gustavo Valente, la fondazione di Serrastretta sarebbe sì avvenuta nel corso del 1400, ma dovuta alla decisione del Principe d’Aquino, poi incrementato da famiglie profughe di Scigliano. Dallo stesso si apprende anche che Serrastretta “per essere sorto in territorio di Feroleto, ne fu villaggio e ne seguì le vicende feudali appartenendo ininterrottamente alla famiglia d’Aquino”[3].

A riguardo sono la stragrande maggioranza coloro che considerano la tesi del Pacichelli e dell’Adilardi che ritenevano Serrastretta fondata dai Principi di Castiglione, infondata e non supportata da documentazione, cosa che invece non si rileva nelle altre osservazioni storiche garantite invece da materiale indiscutibile.

Il Comune anticamente, comprese le sue frazioni, raggiungeva una consistenza demografica di 5.167 abitanti.

Allo scopo di avere un ventaglio molto articolato d’informazioni sulla fondazione di Serrastretta credo valga la pena ripercorrere quanto hanno riportato, nelle loro opere, i diversi storici nel tempo.

Le prime concrete notizie su Serrastretta arrivano grazie al predicatore cappuccino P. Giovanni Fiore da Cropani nel 1691 che così la descrive: “Serrastretta. Abitazione moderna, e non di più alta origine fabricata, che dall'anno millecinquecento, e cinque in quà, dalli medesimi Signori di Aquino, de’ Principi di Feroleto; essendo situata nel medesimo Territorio in una spaziosa Campagna in aria molto salubre e dilettevole, per essere di Montagna ma vistosa abbonda di grani, di vino, e di oglio, có altre cose necessarie e di delizie all’Umano vivere, come Feroleto; e sopra tutto di caccie; vi sono molte famiglie civili e commode; numerosa da duemila Abitatori, con molte fabbriche riguardevoli, che recano maraviglia per essersi accresciuta in tal modo, in si poco tempo. Và unito allo stato di Feroleto, sotto al dominio di D. Tomaso di Aquino Principe di Feroleto. Tributa la Regia cascia per cento settanta trè Fuochi. Ed alquanto appresso di Feroleto, su d’un alto Colle, vedesi”[4].

Sul finire del nuovo secolo, precisamente nel 1783, Serrastretta insieme a molti paesi della Calabria venne colpita dal terremoto riportandone numerose vittime e pesanti danneggiamenti, e come se non bastasse a partire dal 1792 dovette far fronte anche alla gravissima crudeltà del brigantaggio, vicende che continuarono finanche nel corso del governo di Gioacchino Murat, fenomeno molto diffuso nei paesi dell’entroterra calabrese procurato, in quell’epoca, dalle iniquità sociali e dalla insofferenza del popolo continuamente oppresso e non più disponibile a sop­portare.

Nel 1796 a parlare di Serrastretta fu un altro religioso, l’Abate Francesco Sacco che a riguardo così scriveva: “Terra nella Provincia di Catanzaro, ed in Diocesi di Nicastro, situata nel fondo di una valle, d’aria temperata, e nella distanza di dodici miglia in circa dalla Città di Catanzaro, che si appartiene in Feudo alla Famiglia d’Aquino Pico, Principe di Feroleto. Questa Terra edificata dagli antichi Principi di Castiglione con raccogliere gli abitanti di molti Villaggi dal Principato di Feroleto, ha una Collegiata insignita; una Parrocchia sotto il titolo di Santa Maria del Soccorso; sei chiese Rurali, ed una Confraternita Laicale sotto l’invocazione di San Gaetano. Le produzioni del suo terreno sono grani, grani dindia, legumi, frutti, vini, olj, castagne, ghiande, gelsi per seta, lini, e pascoli per armenti. La sua popolazione ascende a tremiladuecento, e quindici sotto la cura spirituale d’un Arciprete, e di sei Economi Curati. Nel suo tenimento vi sono molte cave di travertini con macchie rosse, che sono assai vaghe a vedersi”[5].

Continuando nella ricerca, alcune note informative, prima nel 1798 e successivamente nel 1823 vengono provviste da Giuseppe Maria Alfano[6] le quali confermano in linea generale quanto già riscontrato nel Fiore e nel Sacco.

Nel suo Dizionario ragionato di Serrastretta, fornendoci ulteriori elementi alla ricostruzione di un quadro più completo, parla anche Lorenzo Giustiniani che così articola: “Terra in Calabria Ulteriore, […] distante […]15 dal mar Tirreno, 6 da Feroleto, ed 8 da Nicastro. E' situata tra gli Appennini, ove godesi buon'aria. […] Gli estesi castagneti danno buona rendita agli abitanti di questa terra. Vi è un arbusto di circa 6 miglia di circuito denominato la Montagna. […] Gli abitanti insieme ascendono a circa 3200. La tassa del 1561 fu di fuochi 52, del 1595 di 69, del 1648 di 144, e del 1669 di 163. Essi sono dediti all' agricoltura, alla pastorizia, ed al commercio delle loro soprabbondanti derrate. - Non tiene una qualche antichità, e si possiede dalla famiglia d'Aquino Pico de principi di Feroleto”[7].

Altre conoscenze, in particolare sulla presenza di una Fiera annua detta di Santa Maria del Soccorso, della durata di 6 giorni, si riscontrano nella Corografia… del Zuccagni-Orlandini[8], come pure nell’opera del D’Avino che in alcuni suoi passaggi così disserta: “[…] Serrastretta si ha per un edifizio dei principi di Castiglione, che lo fondarono nel contado di Feroleto (8). […] Le sue produzioni territoriali consistono in cereali e legumi, che non soddisfano i bisogni degli abitanti. Si coltivano ancora le patate, i gelsi, e le vigne. I boschi poi offrono cerri, castagne e querce. […] L'Ughelli vi numerava 600 anime nel 1662, ed oggi se ne numerano 2751. La cura di queste è presso l'arciprete, capo dei cappellani sistenti nella chiesa matrice del Soccorso. Diceva il Pacichelli, che Serrastretta ha buona arcipretura. La stessa nella sua giurisdizione comprende le chiese semplici, Addolorata, S. Gaetano, e Annunciata, delle quali l'ultima è gentilizia di famiglia del luogo. Vi è la confraternita di S. Gaetano, e così vi fu il monistero dell'Annunciata, casa di eremitani di S. Agostino, soppressa nel 1655 (9). Serrastretta è patria del cappuccino Giovan Battista Tallarico e dell'agostiniano Alessandro Angotti, provinciali, il primo nel 1708, e il secondo l'anno appresso (10) –Faremo cenno qui in seguito dei comuni e villaggi che sono in circondario di Serrastretta”[9]. Dalle note dello stesso autore si riesce inoltre a sapere come Decollatura, Soveria e Castagna facevano parte del Circondario di Serrastretta, e che una colonia italiana di Albanesi nel secolo sedicesimo fu introdotta in Serrastretta (p. 589).

Ferdinando De Luca e Raffaele Mastriani[10] nella loro opera offrono spunti di riflessione sulla composizione di alcuni villaggi di Serrastretta come Accaria, posto sopra i monti chiamati Serra e Bonacci oltre che su alcuni Comuni facenti parte del suo Circondario come Bernardo, Carlopoli, Castagna e Soveria.

Aggiungono, inoltre, elementi di rilievo altri autori come Amato Amati, Dizionario Corografico dell’Italia del 1868, Salvatore Muzzi nel suo Vocabolario storico-geografico-statistico nel 1873 e Pietro Castiglioni nella sua opera: Statistica del Regno d’Italia, Circoscrizioni e Dizionario dei Comuni del Regno d’Italia, del 1874.

La fluidità delle sopraccitate indicazioni costituisce un quadro abbastanza ampio della situazione storica di Serrastretta dalla quale, tuttavia è possibile avviare ulteriori riflessioni per aggiungere altri elementi alla già ricca e complessa storia di questo Feudo come ad esempio la citazione dell’Arciprete Filippo Bruni, annotata nel Giornale relativo alla successione nel tempo dei fatti e degli avvenimenti, con la quale si confermava l’anno della fondazione di cui si è già fatto cenno oppure che il d'Aquino affascinato dall’ambiente salutare di Serrastretta vi fece costruire un palazzo facendone la sua residenza durante i mesi estivi. Successivamente il Feudo transitò nei possedimenti del regio dema­nio. Inoltre, è grazie agli abitanti di Serrastretta che nel 1620 ha origine Sersale, attuale Comune della provincia di Catanzaro.

Nell’ambito della storia moderna, al tempo della Repubblica partenopea, sul finire del XVIII secolo, Serrastretta, per effetto dell’ordinamento amministrativo della Calabria predisposto dal Generale Championnet, venne riconosciuta comune autonomo con la conseguente inclusione nel cantone di Catanzaro. Nel secolo successivo, con la legge del 1 settembre 1806, promulgata da Re Giuseppe Napoleone alla quale seguì il decreto del 8 giugno 1807, venne eliminata la sovranità feudale valorizzando i Comuni. Per effetto della legge 19 gennaio 1807 voluta ancora dai francesi il Paese venne riconosciuto dapprima come sede di un Governo, comprendente i Luoghi, cioè le Università di Cicala, Settingiano, Vena e Cortale. Ed ancora per il riordino voluto dal decreto 4 maggio 1811, istitutivo del Comuni e dei Circondari, Serrastretta diventava sede e poi Capoluogo di un circondario, la cui giurisdizione comprendeva i Comuni di Feroleto Superiore, Miglierina, Amato, Feroleto Piano e Carlopoli. Un assetto però che non tardò a subire mutamenti dopo la disfatta di Napoleone e il restaurato dominio borbonico, per effetto della Legge 1 maggio 1816 e ancora successivamente per effetto del decreto 2 giugno 1833, quando lo stesso Circondario venne ulteriormente frazionato in due. Dopo l’Unità d’Italia, anche Serrastretta, come tutti gli altri Comuni della regione, condivise i successivi eventi nazionali e internazionali, tra i quali il Risorgimento al quale parteciparono numerosi Serrastrettesi.

L’odierno Comune posto sui declivi della presila catanzarese, tra i due mari dello Jonio e del Tirreno, a pochi chilometri da Catanzaro e Lamezia Terme e poco più in alto di Miglierina, di cui ho già parlato, si presenta come un meraviglioso borgo sovrastante la vallata del fiume Amato. La sua terra incontaminata, ricca di acque trasparenti, si propone molto ricca di castagni, querce e faggi e abeti, elementi indispensabili della sua economia, il cui sottobosco offre anche ottime qualità di funghi. Difatti, la raccolta delle castagne, come del resto in gran parte del territorio circostante oggetto di analisi, anche a Serrastretta è largamente attuata.

I settori dell’agricoltura e dell’allevamento risultano trainanti con grossi benefici economici per l’intera comunità. In agricoltura di grande interesse si rivelano le rispettive coltivazioni e la commercializzazione delle castagne, della patata (tipico tubero silano), dei pomodori e delle mele, mentre per quanto riguarda la zootecnia, molteplici sono le imprese agricole dedite all’allevamento di ovini, bovini e suini, importanti per la produzione di buonissimi formaggi e magnifici salumi. Infine di grande interesse anche l’artigianato locale, con i suoi antichi mestieri e le sue originarie tradizioni, oggi se si può dire importante specificità imprenditoriale, che in Paese richiama alla mente sentimenti e ricordi alimentati dalla trasformazione del legno, con la lavorazione di mobili su misura e in particolare dall’attività di produzione delle sedie di faggio grazie anche alla buona quantità di legno ricavato dalle sue faggete di monte Condrò, un territorio lussureggiante e molto esteso della Sila Piccola. Un’attività che a Serrastretta è presente da molti secoli, divenendo tradizione, e rivelandosi costantemente come modello connesso all’esercizio dell’arte e dell’attività, oltre che una delle più importanti fonti di reddito per l’economia locale, elemento caratterizzante del luogo e simbolo di una Calabria produttiva e ingegnosa.

A riguardo mi piace riportare un breve brano relativo proprio a questa storia ossia ai suoi mastri seggiari e alla lavorazione delle sedie ritrovata sul sito www.sudsenzaeta.it che così riporta: “Una storia di polvere e sacrificio, vissuta nel solco di una dignità che mai è venuta a mancare… Tra le materie prime, una sola in Calabria non è mai venuta a mancare: è il legno. Da fonti storiche antichissime (Dionigi di Alicarnasso, Strabone), sappiamo che il legno delle foreste della Sila e dell’Aspromonte venne utilizzato dai Greci prima e dai Romani poi, per la costruzione di case e di navi e per la fabbricazione di remi, lance, armi, ecc. L’artigianato del legno ha ancora oggi connotazioni di fortissima originalità, a cominciare da una delle sue forme particolari, quella delle sedie impagliate. […] La sedia per Serrastretta ha da sempre avuto una valenza importante per l’Economia del Paese e agli inizi del ‘900 esistevano due Cooperative dei Sediari dove ogni maestro artigiano era specializzato in una determinata fase della filiera produttiva. I “mastri seggiari” - “I seggiari” di Serrastretta (CZ), maestri nel costruire le sedie impagliate, continuano a lavorare secondo un’antica tradizione, fabbricando con estrema cura i telai e preparando l’impagliatura intrecciando, con attenzione e amore del particolare, i fili di “vuda”, una pianta che cresce solo in prossimità delle paludi e che, purtroppo, sta diventando sempre più rara. Adeguatamente trattata, la “vuda” fornisce un filo di grosso spessore che, sapientemente maneggiato, consente l’esecuzione di disegni molto complessi.

All’interno del Museo della civiltà contadina di Serrastretta, sono presenti gli attrezzi da lavoro utilizzati per la costruzione delle sedie. In particolare, viene dimostrato come si realizzava la struttura della sedia, attraverso il cosiddetto “Vancu”, un tronco di legno squadrato poggiato su quattro piedi, dove il sediaio, o seggiolaio, riusciva a lavorare il legno, bloccandolo anche con i piedi. Di conseguenza nella bottega del sediaio veniva prodotta anche l’impagliatura, dopo che i maestri artigiani avevano finito di costruire la struttura della sedia. Era un compito prettamente femminile che spettava alle famose ‘mbudatrici, uniche a saper intrecciare la vuda, o paglia di fiume, un’erba palustre molto tagliente e che doveva esser bagnata prima di essere lavorata. La vicinanza di Serrastretta al Fiume Amato ha contribuito alla raccolta di prima qualità della vuda. L’impagliatura poteva essere di due modi: intrecciata o simpia. Il tocco finale erano poi le bellissime lavorazioni tradizionali serrastrettesi sulla spalliera che raffigurano disegni astratti, sacri e divini”[11].

Nel settore dell’artigianato, altresì, si vuole ricordare ancora la presenza in casa di alcune famiglie, dei telai usati per la tessitura di coperte e scialli di lana e seta, come pure la lavorazione del lino.

Dando uno sguardo all’impianto urbanistico architettonico del Paese, si possono ammirare le stupende vie, i diversi slarghi e i meravigliosi angoli che lo compongono. Ottima la conservazione degli edifici tra cui i più interessanti compaiono: i Palazzi Pingitore, Torchia, Bruni, Talarico, un singolare monumento dedicato ai Caduti, la nuova Piazza San Martino, Piazza Pitagora con la imponente Chiesa Matrice, parrocchia dalla fine del XV secolo, intitolata alla Beata Vergine del Perpetuo Soccorso, Patrona del borgo, insieme a San Gaetano, festeggiata con grande devozione la seconda domenica di settembre.

Facente parte della Diocesi di Nicastro, la chiesa è certamente tra gli edifici più antichi, punto di riferimento della comunità serrastrettese. L’edificio religioso, realizzato in muratura tradizionale è posto in uno spiazzo sulla principale via del borgo. La chiesa costituita da tre navate, con copertura a tetto, allestite nella parte interna da capriate e travature in legno, è affiancata da un campanile a tre livelli piantato sulla parte destra della stessa. Entrarvi si gode della grande opportunità di apprezzare la originaria statua della Madonna del Soccorso, alcuni dipinti del Zimatore, ammiratore del celebre artista di Taverna, Mattia Preti. Al suo interno custodisce, inoltre, l’archivio parrocchiale, numerosi oggetti antichi compresi alcuni calici del XVII secolo, un coro ligneo della stessa epoca e alcune meravigliose opere dei Mastri Stuccatori di Miglierina. In essa è anche conservato il Fonte battesimale originario dell’Abbazia della vicina Corazzo e altre opere lavorate ad intaglio da maestri artigiani del luogo. Inoltre a Serrastretta vi sono le Chiese di Maria SS. di Costantinopoli nella località di Parco Pingitore, di San Michele Arcangelo nella omonima località, di San Giuseppe ad Angoli, di San Giorgio Martire in località Cancello, dell'Immacolata a Migliuso e ad Accaria, del Rosario ad Accaria, il Museo della civiltà contadina ed artigiana, accolto nell’ottocentesco Palazzo Pingitore, oggetto di un recente restaura, la Casa-Museo della cantante Dalidà le cui origini sono serrastrettesi e la Sinagoga ebraica ‘Ner Tamid del Sud’ creata da Rabbi Barbara Aiello, la prima rabbina donna in Italia, pure lei di origini serrastrettesi.

Bibliografia

[1] Cfr. https://uhocularu.wixsite.com/

[2] Storia Serrastretta, in http://www.comune.serrastretta.cz.it/index.php?action=index&p=76

[3] G. VALENTE, Dizionario dei Luoghi della Calabria, Volume 2, M-Z, Edizioni FRAMA’S, Chiaravalle Centrale (CZ), p. 1017.

[4] P. G. FIORE da Cropani, Della Calabria Illustrata Opera varia Istorica, Predicatore Cappuccino da Cropani, Parte II, Capitolo II, Tomo I, per li Soci Dom. Ant. Parrino, e Luigi Mutij Napoli MDCXCI, p. 127.

[5] Abate Francesco SACCO, Dizionario Geografico-Istorico-Fisico del Regno di Napoli…, Tomo III, Presso Vincenzo Flauto, Napoli MDCCXCVI, p. 412.

[6] Cfr. Giuseppe Maria ALFANO, Istorica descrizione del regno di Napoli, presso Vincenzo Manfredi, Napoli MDCCXCVIII, p. 114; Cfr. Giuseppe Maria ALFANO, Istorica descrizione del regno di Napoli, Dai Torchi di Raffaele Miranda Napoli 1823, pp. 207, 208.

[7] Lorenzo GIUSTINIANI, Dizionario ragionato del Regno di Napoli, Tomo IX, Napoli 1805, pp. 24, 25.

[8] Cfr. ZUCCAGNI-ORLANDINI, Corografia Fisica, Storica e Statistica Dell’Italia e delle sue Isole, supplemento al Volume Undecimo, Presso gli Editori, Firenze 1845, pp. 317, 538, 540.

[9] Vincenzo D’AVINO, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) nel Regno delle Due Sicilie, raccolti, annotati, scritti per l’Abate Vincenzo D’Avino, Dalle Stampe di Ranucci, Napoli 1848, p. 465. [(8) Pacichelli, part. 2.p. 139; Giustin.tom.9, voce Serrastretta; (9) Fiore, Calabria santa, pag. 384; (10) Fran. Antonio da Filocastro nei suoi mss.].

[10] Cfr. Ferdinando DE LUCA, Raffaele MASTRIANI (a cura), Dizionario corografico universale dell’Italia, Volume Quarto, Parte Prima, Reame di Napoli Stabilimento di Civelli Giuseppe e Comp., Milano 1852, pp. 4, 95, 102, 206, 227, 898.

[11] http://www.sudsenzaeta.it/2017/11/23/i-seggiari-di-serrastretta/

Camara di Vico I Giuseppe Mazzini

Foto di Mario Migliarese

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