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Scigliano. Dall’antica Sturni a Città Regia

Franco Emilio Carlino


Ultima tappa di questa interessante transumanza storico-culturale è la sosta a Scigliano. Si perché credo che questo lavoro, che si completa con il presente contributo, sia stata proprio una sorta di migrazione stagionale concentrata in questi ultimi sei mesi che mi hanno portato a spostarmi da un borgo all’altro, se pure attraverso i libri per le consuete ricerche, per raggiungere, proprio come una volta facevano i pastori con le proprie mandrie durante il periodo primaverile-estivo, i pascoli montuosi dell’altopiano silano allo scopo di conoscerne la storia, la geografia, l’ambiente, comprenderne le tradizioni e le persone. Tutto ciò l’ho fatto, si direbbe oggi virtualmente, ma spero di poterlo fare anche fisicamente per godere delle bellezze che questa parte della Sila, identificato come territorio del Reventino-Savuto, riesce a dare a coloro che hanno la fortuna di visitarlo.

È complicato sostenere con convinzione quale sia la genesi di Scigliano. Vi sono alcuni che la riconducono al periodo delle scorrerie musulmane, verosimilmente edificata dai Bruzi che per la loro difesa privilegiavano le montagne come luoghi più sicuri dove far vivere le popolazioni. Ciò potrebbe essere l’inizio della nascita dei numerosi villaggi correntemente chiamati Pretorie, come vedremo in seguito cosi citate anche dal Fiore, e successivamente col nome di Casali, per sottrarsi agli aggressori, mentre altre linee di pensiero storico ne farebbero risalire la sua nascita ai romani. Visto allora che non sono del luogo, come sempre avvierò lo studio cercando che qualcuno mi faccia da cicerone. In questo caso interessante ho trovato l’articolo a firma dell’archeologo Samuele Anastasio, postato dal blog il Reventino, sul quale in attinenza così viene riportato: “Scigliano è un comune di circa 1500 abitanti in provincia di Cosenza. Un tempo era considerato uno dei più importanti comuni del Regno di Napoli. Il suo nome deriverebbe dal latino Silius con l’aggiunta del suffisso anus (che indica l’assidua presenza in loco di accampamenti romani). Secondo la tradizione il piccolo centro calabrese, fu fondato sul sito dell’antica città di Sturni e crebbe intorno ad un castrum fortificato, commissionato nell’anno 566 dal romano Marco Giulio Sillano e menzionato dallo storico Tito Livio nel “De Bello Macedonico”. Scigliano si trovava anche nelle vicinanze di un porto fluviale situato nei pressi del fiume Savuto che, nella Tabula Peutingeriana (carta che mostrava le vie militari dell’impero romano), veniva chiamato statio di ad fluvium Sabatum[1]. Ed è sempre dalla medesima fonte che posso estrapolare altre informazioni, in particolare su quella che fu l’area su cui poggiava il castrum fortificato e sulla stessa fortezza le quali offrono un panorama abbastanza completo per dare corso ad alcuni approfondimenti alla ricerca. Ad esempio viene riportato che “nel 1198 Costanza d’Altavilla, imperatrice e madre di Federico II, fece redigere un importante documento, nel quale ordinava la ricostruzione dei castelli di Nicastro e Scigliano distrutti durante la guerra tra i Normanni e gli Svevi. I ruderi del castello oggi sono appena visibili e i pochi rimasti sono stati completamente avvolti e inglobati dalla fitta vegetazione. Tra le rovine sono stati individuati alcuni resti scheletrici e antiche monete. Il castello, probabilmente, sorgeva sulla collina che sovrasta l’attuale frazione di Diano, dominando la valle del fiume Savuto e il suo sbocco sul mar Tirreno. La fortificazione fu costruita per difendere l’antica Scigliano dagli attacchi dei vicini Bruzi e dalle scorrerie dei Cartaginesi. Purtroppo, -scrive ancora Anastasio- la documentazione relativa al castrum sciglianese è scarsa o, più precisamente, assente. Nell’area dove un tempo sorgeva il castello, non sono mai state fatte indagini archeologiche approfondite, per cui oggi bisogna affidarsi alle leggende e alla tradizione orale. I dubbi e gli interrogativi, se si trattasse di un vero e proprio castello o di una sola torre difensiva, rimangono. Alcuni abitanti del posto sono convinti di aver visto un’ampia camera di pietra, con un arco e delle scale oggi completamente scomparse. Scigliano fu città universitaria da intendere come comunità, come ente collettivo di studio, possedeva numerosi terreni che si estendevano fino all’abbazia di Corazzo, è conosciuta come la città delle quaranta chiese. […]”[2].

A conferma di quanto scritto dall’Anastasio, manifestando le medesime perplessità circa la carenza di una adeguata documentazione di supporto, ecco quanto riferisce Vincenzo Condino nel suo libro sui Castelli della Provincia di Cosenza: “Il castello di Scigliano – La cittadina di Scigliano, adagiata nell’incantevole scenario dei monti presilani, nel medioevo avrà vissuto le lotte di classe e le furenti battaglie per il dominio del suo territorio. Ciò è avallato dalla presenza del suo castello che, sebbene diroccato e quasi privo di ogni originaria fisionomia architettonica, ci ricorda con le sue vestigia la gloria di un tempo. Di questo maniero, purtroppo, non si conosce nulla. Attraverso pochissimi e incerti documenti storici, pare sia stato costruito intorno al secolo XI. Ma chi fu il suo primo castellano? Quali le sue vicende storiche? A tante domande risulta impossibile dare una risposta. Certamente avrà vissuto le lotte fra i dominatori della nostra regione: Bizantini – Normanni – Svevi e fra i feudatari locali del tempo. L’area sulla quale si ergeva, ora è stata soffocata da altri interessi, da necessità che non possono combaciare con quelle del passato”[3].

Fatta questa breve premessa che ci riporta veramente indietro nel tempo, grazie all’aiuto dell’esperto, procederò anche in questo contributo nel fare un excursus attraverso le varie pubblicazioni per avere un più vasto panorama di informazioni sulle quali articolare la mia personale ricostruzione storica di Scigliano. Tra le prime notizie scritte riportanti il nome di Scigliano vi sono quelle di Fra. G. Marafioti, Teologo dell’Ordine de’ Minori Osservanti, risalenti al 1601 dove in un suo breve passaggio sulla descrizione del territorio Turino e altri luoghi compresi alcuni Casali di Cosenza così annotava: “[…] doppo Mendicino occorre una habitazione detta di Donnici, e Tessano, e Dipignano, e Paterno, e Maleto, dove fiorì Carlo giardino huomo nella latina, e greca lingua molto dotto, e delle medesime lingue hà tenuto in Roma pubbliche Scuole; doppo incontra Cresipito, Altilia, Scigliano, Carpanzano, e Rogliano, […]”[4].

Bisogna aspettare circa un secolo per avere altre notizie relative a Scigliano che a riguardo ci provengono dagli scritti, di P. G. Fiore da Cropani, che propongono una sorta di riepilogo temporale sui vari passaggi che la Citta di Scigliano ebbe a partire dal 1300 sino al secondo decennio dei del 1600, compresa la vicenda che ha portato alla vendita della Città Regia di Scigliano a Cesare d’Aquino, principe di Castiglione, sulla quale ritorna anche il letterato di Pedivigliano, Flaminio Cimino nel suo poema in vernacolo “Lu riscattu de Sciglianu” del 1636. Ma, ecco in attinenza quando riporta il Fiore: “Fra tutte queste Pretorie, la più celebre è quella di Scigliano, il quale senza ritrovarsi di nome, abbraccia in un solo corpo Diano, Carvisi, Lupia, Serra, Petrisi, Cupani, Villanova, Pedivigliano, Panettiere, e Castagna, e pretende non pur di Bagliva, ò di Terra, ma di Città le prerogative: ora aggregata, ora disgionta dalla sua Metropoli. Ritrovo averne avuto il dominio. D. Goffredo Ferrau, l’anno mille trecento venti n’ottiene l’investitura dal Rè Roberto come Feudo Ereditario della Famiglia. D. Francesco Scaglione Maresciallo sotto il Rè Luigi II à cui succede Simone, nel mille quattrocento quarant’uno. D. Andrea di Gennaro, per concedimento del Rè Federigo, l’anno mille quattrocento novantanove; che poi l’anno mille cinquecento, e diciannove, dal Conte di Marturano lo compra la Città, per reintegrarlo al numero delle sue Pretorie, come seguì; ma poi l’anno 1631 il Vice Rè di Napoli Duca di Alcalà, smembrandolo, lo vendé à Cesare di Aquino, Principe di Castiglione, e ne prendé il possesso li 19 Maggio dell’anno medesimo. Ma corsi alla Corte di Madrid, Gregorio Strangi, e Gio Gregorio Bruni, Gentil’Uomini della medesima Patria, ne ottennero la libertà sotto li 19 Aprile del mille seicento trentadue, sottraendola, non pur dal vassallaggio degli Aquini; mà dalla soggezione della medesima Città di Cosenza”[5].

È proprio intorno alla metà del XVII secolo che l’orrendo terremoto del 1638, si abbatté sull'intera Calabria, distruggendo la città di Scigliano. Questo evento vorrei che non si dimenticasse. Le tristi condizioni in cui la gente venne a trovarsi spinsero a lasciare il proprio luogo di origine per raggiungere altri luoghi più sicuri. Un evento sul quale mi sono molto ripetuto, ma le mie origini mandatoriccesi mi portano ormai da sempre a vivere questa storia come una storia di comunione e di fratellanza. Non a caso molti abitanti di Scigliano in quel momento si spostarono a Savelli e Mandatoriccio, peraltro abbastanza lontani, dove ancora oggi si registra una grande somiglianza nella lingua dialettale e anche in numerose tradizioni.

A seguire il Fiore nelle informazioni su Scigliano fu l’Abbate Pacichelli agli inizi del 1700 parlando di una Scigliano poggiata sopra alcune deliziose Colline e costituita dall’insieme sette Regioni, o come meglio altri hanno definito Quartieri. A riguardo scrive Pacichelli “Benché non si trovasse memoria della sua origine né presso gli Antichi, né presso i Moderni Scrittori, è però da credere, ch’ella non sia più antica del ‘900 fondata forse da quei Brezzii, che scampati dalle scorrerie de’ Saracini, ch’avean distrutta l’antica Brezzia, si diedero à popolare, come vuole Giacomo Greco, Berardino Martirano, ed atri rapportati da Gregorio di Laude, un gran numero di Villaggi ne’ luoghi più ritirati alle Montagne, ch’Ughelli chiamò Nobili, e Ricchi: Grandi e Popolati Tomaso Coste, i quali poi ridotti in venti, o ventidue Pretorie, come vogliono alcuni, chiamate à dì nostri i Casali di Cosenza, la più celebre trà quelle, come ascrive il P. Fiore fosse stata Scigliano.[…] -Allo stato attuale scriveva ancora il Pacichelli, Scigliano- Vive dunque oggi sotto il real demanio col suo proprio Governatore , che indipendente da altri in ciascun anno per lo più di nazione Spagnuolo vi si manda da Vicerè del Regno per l'amministrazione della giustizia, abbracciando dal Fiume Savuto, che la bagna da Occidente, e da Tramontana sino alle falde della gran Selva Brezziana, detta la Sila, che le sovrasta da Oriente, un Popolo d'intorno à dieci mila anime, compresovi il maggior numero di quelle, ch'abitano la Città. Ebbe ne' tempi andati nella sommità d'un colle, che la domina dalla parte di Tramontana un forte, e ben munito Castello, di cui non appaion oggi se non le rovine, né s'hà memoria del tempo in cui fu fabbricato”[6].

Dalle informazioni del Fiore e del Pacichelli affiora come Scigliano fu da sempre un Terra molto ambita. Non vi è dubbio che la serenità del luogo e la copiosità delle su terre in quei secoli per molti fu un richiamo allo scopo di ottenerne la proprietà tanto che Scigliano nel tempo fu spesso disgregata nei suoi originari Casali, che in seguito ad ulteriori provvedimenti furono nuovamente riuniti al territorio di origine. Tutto ciò fa percepire una Scigliano posseduta ora da un feudatario ora da un altro senza nessuna linea di continuità. La cosa che non stupisce, inoltre, è che tali provvedimenti di affidamento venivano fatti ovviamente dal Re di turno per concessione a chi aveva compiuto maggiori favori secondo un rapporto di sudditanza alla Corona. La convinzione è sostenuta da quanto fu compiuto e cioè che sotto i Durazzeschi nel 1320 questa venne affidata da Re Roberto a Goffredo Firrao, successivamente con l’arrivo degli Angioini, Luigi II la concesse al suo Maresciallo, Francesco Scaglione, con gli Aragonesi di Re Federico finì nei possedimenti del suo Capitano, Andrea di Gennaro, al quale qualche tempo prima Re Ferdinando aveva già affidato con titolo di Conte, la Città di Martorano. Va inoltre sottolineato come Scigliano abbia mantenuto nel tempo sempre una propria fedeltà al sovrano del momento, onde evitare la prepotenza del barone feudatario di turno. Una città che per ben tre volte con orgoglio riuscì a ricomprare la propria alienazione ricollocandosi sotto la sovranità reale. Tutto ciò è riscontrabile anche dalle pagine estrapolate dalle memorie storiche di Francesco Accattatis commentate successivamente dall’Abate Rosario Gualtieri.

Sul finire del secolo XVIII a scrivere di Scigliano fu un altro Abate. Si tratta di Francesco Sacco che offrì in quell’epoca anche una completa e articolata descrizione della città e dei sui quartieri, di quelli che il Fiore chiamava Pretorie e Pacichelli, invece, Regioni. Ma vediamo come si articola la descrizione. “Scigliano Città Regia Demaniale nella Provincia di Cosenza, ed in Diocesi di Martorano, la quale giace in luogo eminente, d'aria salubre, nella distanza di quattordici miglia in circa dalla Città di Cosenza, di sei da Martorano, e di tre in circa dal Mar Tirreno. Questa - Città appellata in Latino Syllanum, e che si crede essere stata edificata o da' Brezj, oppure da Sillano, Generale degli antichi Romani, vien divisa in sette Quartieri, i quali sono: I, Il Quartiere di Diano, ove sono da marcarsi una Collegiata servita da ventitré Mansionarj[7]; una Chiesa Madre di mediocre struttura; quattro Oratori pubblici sotto i titoli di Santa Maria delle Grazie, dell'Immacolata, dell'Assunta, e di Santa Maria ad Nives; due Confraternite Laicali sotto l'invocazione dell'Assunta, e del Suffragio; e due Monti di Pietà per pegni. II. Il Quartiere di Cuponi, ove sono da notarsi una Parrocchia di mediocre disegno; una Cappella pubblica sotto il titolo di Santa Maria del lume; ed una Confraternita laicale sotto l'invocazione del Sagramento. III. Il Quartiere di Calvisi, ove sono da osservarsi una Collegiata, la quale viene ufiziata da quindici Mansionarj; una Parrocchia sotto il titolo della Pietà; varie Cappelle pubbliche; due Confraternite Laicali sotto l'invocazione dell'Immacolata Concezione, e della Pietà; un Convento de' Padri Minori Osservanti; uno Spedale per ricovero degl'infermi poveri; ed un monte di Pietà per maritaggi di Zitelle povere. IV. Il Quartiere di Lupia, ove sono da marcarsi una Parrocchia di mediocre struttura; un Oratorio pubblico sotto il titolo di Sant'Antonio da Padova; una Confraternita Laicale sotto l'invocazione del Sagramento; ed un Convento de' Padri Cappuccini fuori l'abitato. V. Il Quartiere di Serra, ove sono da notarsi una Parrocchia sotto il titolo di Santo Stefano e di Santa Lucia; ed una Confraternita Laicale sotto l'invocazione del Sagramento. VI. Il Quartiere di Petrisi, ove sono da osservarsi una Parrocchia di mediocre disegno; e due Cappelle pubbliche sotto i titoli del Crocifisso, e di San Pietro. VII. Il Quartiere di Pedivigliano, ove sono da marcarsi una Parrocchia sotto il titolo del Sagramento; un Oratorio pubblico sotto l'invocazione di San Giovanni Battista; ed una, Confraternita Laicale sotto il titolo dell'Immacolata Concezione. Le produzioni, del suo territorio, sono grani, grani dindia, legumi, frutti, vini, castagne, ghiande, lini, gelsi per seta, ed erbaggi per pascolo di greggi. La sua popolazione ascende a diecimila in circa sotto la cura spirituale di dieci Parrochi, e di quattordici Economi Curati. Questa stessa Città vanta d'essere stata patria del celebre Medico Girolamo delle Pira; e de' Letterati Giacomo Bruno, Roberto, e Lorenzo Mirabelli; Aurelio, e Lorenzo Gauderino; e Francesco Franchini”[8].

Al di là della forbita descrizione del Sacco va anche detto che Scigliano già alla fine del precedente secolo (XVII) aveva una sua pertinenza territoriale molto vasta. Per quanto riguardava le problematiche legate al civile e giudiziario ad esempio abbracciava il territorio che partendo dal Savuto arrivava alla Sila, fino di Martirano e a Motta Santa Lucia e oltre a comprendere i sette quartieri già sopra menzionati, nel suo territorio vi erano ben ventuno villaggi che erano più o meno coincidenti con gli attuali territori della stessa Scigliano insieme a quelli dei Comuni di Bianchi, Carpanzano, Carlopoli con la sua frazione Castagna, Decollatura, Panettieri, Pedivigliano, Soveria Mannelli, tutti centri dei quali mi sono occupato nel presente studio.

Nel 1798 prima e nel 1823, alcune informazioni sulla Città Regia, arrivarono da Giuseppe Maria Alfano il quale oltre a confermare alcune delle notizie peraltro già note, sulle quali si sorvola enumerò invece quelli che erano i villaggi di Scigliano che di seguito riassumono: “Traversa, Celsita, Avifoglio, Mililla, Rizzuti, Coraci soprani, Coraci sottani, Volponi, Gigliotti, Arcuti, Ische, Colosimi, Mondonuovo, Mascari Trearie, Bianchi, Morachi, Vaccarizzo, Cenzo, Serra di Piro, Polinure, Casenuove, Accattatis, Runca, Villanova, Borboruso, Colla, e Pirillo”[9].

A riportare il nome di Scigliano all’attenzione di storici e cultori nel 1805 fu anche Lorenzo Giustiniani con il suo Dizionario, parlando oltre che della città e dei quartieri anche di qualche scampolo della sua economia citando il Barrio. In relazione ecco quanto dice: “L'industria di quegli abitanti oltre l'agricoltura, e la pastorizia, è quella ancora della concia delle pelli, e di far pettini, che vendono altrove. Scrive il Barrio(1): Carpacisanum, Syllanum cujus incolae pectinibus conficiendis, et latificio plurimum vocant. Nam et aula, et tapetia, et fitartchas textunt, et codices, quas quod aticubi et caprina lana fiant, capritas vocant[10].

Inoltre, circa il profilo storico, vale la pena ricordare che sino al crollo del feudalesimo Scigliano in qualche modo aveva avuto successo nel preservare oltre all’autodeterminazione anche l'interezza del suo territorio dagli stratagemmi feudali cosa che non fu più possibile dopo il 1806 quando, invece, il suo territorio, incluso nel cantone di Nicastro al tempo della Repubblica Partenopea con il nuovo ordinamento disposto dai francesi, a seguito del decreto n. 922 del 4 maggio 1811 emanato da Gioacchino Napoleone, venne interamente spezzettato per la costituzione della nuova circoscrizione delle province del Regno di Napoli, provvedimento per il quale dalla Città Regia di Scigliano nacquero anche i comuni di: Colosimi, Pedivigliano e Soveria Mannelli, con Scigliano elevata a capoluogo prima di un governo e successivamente di un circondario. Un successivo Regio Decreto, del 25 gennaio 1820 riuscì a produrre alcune correzioni alla medesima circoscrizione dei Comuni e circondari, con il quale Scigliano oltre alla sua piena indipendenza amministrativa incorporava nel suo circondario anche il Comune di Carpanzano. Con l’Unità d’Italia Scigliano partecipò insieme agli altri comuni della Calabria ai successivi eventi nazionali e internazionali tra cui il Risorgimento.

Per sottolineare l’importanza della Città Regia di Scigliano, dopo aver letto tanto di qua e di là per la presente ricerca, anche a proposito della concentrazione demografica, credo non debba sfuggire al lettore come il suo territorio, ancora prima dello smembramento del 1800 computava una popolazione complessiva di quasi 10.000 ab., mentre come risulta da alcune provate fonti storiche riportate da Luca Covino, nel paragrafo Territori e insediamenti nella Calabria Citra, la Città di Cosenza da sola in quel periodo non superava i 9.000 abitanti (34)”[11].

Nel 1845 ulteriori informazioni prodotte dal Zuccagni-Orlandini[12] rendono noto che a Scigliano si tengono alcune fiere ne corso dell’anno. La prima il 3 maggio, la seconda la seconda domenica di luglio e la terza il 28 settembre.

Altre note sulla storia di questa grande e antica Città arrivarono pochi decenni dopo dall’Abate Vincenzo D’Avino[13] quando secondo l’autore la ragguardevole Citta di Scigliano come riportato dal Pacichelli “fece acquisto del regio demanio (5), e fiori a tal segno, che nel secolo XVII vi ebbe un'accademia e la tipografia (6), come vi ha adesso l'erudito foglio periodico, Il Pitagora. Seguono nel 1852 le informazioni di De Luca e Mastriani[14] e quelle dell’Amato Amati del 1868 che fa leva sui dati relativi al censimento del 1861 e che in alcuni suoi brevi passaggi così ricorda: “Scigliano ha una superficie di 991 ettari. La sua popolazione di fatto, secondo il censimento del 1861, contava abitanti 3.272 (maschi l.580, femmine 1.692); quella di diritto era di 3.376. La sua guardia nazionale consta di tre compagnie con 300 militi attivi. Gli elettori amministrativi nel 1865 erano 925, e 137 i politici, inscritti nel collegio di Rogliano. L'ufficio postale è a Carpenzano: ha pretura di mandamento, delegazione di pubblica sicurezza, stazione di R. carabinieri, ufficio del registro e bollo. Nella circoscrizione ecclesiastica appartiene alla diocesi di Nicastro. […] Nel medioevo vi esercitarono dominio i Gennaro ed i Firme: ma per poco tempo, che il comune la sollecito a riscattarsi. Quivi ebbero i natali alcuni uomini illustri, fra i quali ricordiamo il medico Girolamo della Pira”[15].

La Scigliano contemporanea, il cui territorio è fertilissimo, erede dell’antica Città, sulle cui origini ancora permangono alcuni dubbi, collocata nell’area cosentina, con un territorio costituito da numerosi villaggi, che come scrive F.A. Accattatis, nella sua Storia di Scigliano ha gravitato tra il demanio di Cosenza e i suoi casali e lo stato feudale dei Conti di Martirano, in quell’epoca importante sede vescovile, si trova in un gradevole contesto ambientale di macchia mediterranea sul litorale destro del Savuto, che l’attraversa insieme al Bisirico, alle pendici della Sila, ad un’altezza di 659 m sul livello del mare e una variazione altimetrica compresa tra 183 e 1284m, confinante con i Comuni di Altilia, Carpanzano, Colosimi, Pedivigliano tutti della Provincia di Cosenza. La sua attuale popolazione residente secondo alcuni ultimi dati demografici risulta di 1.240 (M 612, F 628), distribuiti su una superficie d 17,29 Kmq e una densità per Kmq di 71,7 abitanti, denominati Sciglianesi. Il Comune fa parte della Comunità Montana del Savuto, Regione Agraria n. 6 – Sila Piccola Cosentina. Dopo essere stata in possesso di tanti villaggi, le frazioni e le contrade odierni si riassumono rispettivamente in: Calvisi (capoluogo), Agrifoglio, Celsita, Cupani, Diano, Lupia, Porticelle, Serra/Petrisi, Traversa; contrade: Casino Rizzo, San Giovanni, Sant'Agostino, Tasso, Vallescura.

La sua economia rimane fedele alla fertilità del suo territorio e alle sue risorse quindi prevalentemente legata all’agricoltura dove con particolare cura alcune antiche produzioni come: grani, legumi, frutti, vini, castagne, lini, gelso, sul quale negli ultimi anni si è investito con maggiore forza nella sua coltivazione, ed erbaggi sono state sostituite con piantagioni moderne di frumento, fichi, varie qualità di frutta, olive, uve da vino ed ortaggi in genere dai quali se ne ricava un’apprezzabile rendita. Presenti anche alcune forme di artigianato legate alla trasformazione di prodotti provenienti dalla zootecnia, la quale dispone di pochi pascoli, mentre resiste ancora, se pure in misura ridotta, l’artigianato delle pelli e della produzione di pettini in legno propria del luogo mantenendo la tradizione in un settore che in passato ha visto Scigliano come prosperoso centro di attività artigianali e commerciali, tanto che era facile secondo quanto ci tramanda la tradizione orale chiamare gli abitanti del luogo con il nomignolo di pellari o pettinari.

La maggior parte del patrimonio monumentale sciglianese è dovuto alla presenza dei numerosi edifici religiosi, ma non mancano anche alcuni elementi di grande fascino, oltre ai ruderi del castello, come ad esempio il cosiddetto Ponte di Annibale, dichiarato monumento nazionale, di età romana, la cui tradizione vuole si stato percorso da Annibale e la cui realizzazione ci riporta al 131 a.C.. Il ponte fa bella mostra si sè sul fiume Savuto in prossimità dei Comuni di Scigliano e Altilia, sul vecchio percorso della via Popilia-Annia che partendo da Capua si snodava nel nostro territorio passando per Cosenza e Scigliano e terminava a Reggio Calabria. Un altro monumento presente nella località di Porticelle commemora la presenza di Giuseppe Garibaldi a Scigliano in occasione della sua impresa. Inoltre si osserva come a Scigliano circa il suo patrimonio abitativo molti edifici possiedono un loro aspetto gentilizio.

Relativamente alle chiese considerato il gran numero non entro nel merito della loro descrizione ma mi limito solo alla loro enumerazione con qualche nota di commento. Tra queste troviamo: la Chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari, nella quale si conserva un busto ligneo del Santo, opera d'arte del seicento oltre che alcuni paramenti sacri in seta dello stesso periodo; la Chiesa Parrocchiale dell’Assunta, dalla seicentesca facciata in pietra (1626), con al suo interno alcune pregiate opere trasferite dall’abbazia di Corazzo, la chiesa di San Francesco di Assisi, XV secolo, dove al suo interno si trova la statua in marmo della Madonna della Neve opera del XVI secolo, la Chiesa dell’Annunziata che custodisce altari architettonici seicenteschi ed un calice argenteo del settecento, il Santuario di Santa Maria di Monserrato nella quale sono custoditi alcuni frammenti sacri di San Giustino e altre importanti opera d’arte, la Chiesa di San Michele Arcangelo in località Petrisi nella quale si conserva un dipinto con la effige di San Gerardo, la Chiesa della Madonna delle Timpe così denominata per essere collocata tra le rocce, presente nella frazione di Diano, la Chiesa di San Rocco costruita per devozione in occasione della diffusione della peste sempre nella frazione di Diano, ma della quale non sono rimaste tracce, la piccola chiesetta di Sant’Angelo nei pressi del Ponte di Annibale, Chiesa del Carmine, prossima alle frazioni di Cupani e Petrisi, Chiesa Ministeriale di Cupani e i Conventi dei Cappuccini e degli Osservanti di San Francesco. Sulle chiese per maggiori ragguagli si può consultare Gustavo Valente e il sito web riportati nella nota a margine[16].

Scigliano fu anche patria di tante figure celebri. A riguardo ecco quanti ne ricordava Gustavo Valente nel suo Dizionario dei luoghi della Calabria: "Francesco Antonio Accattatis, storico –autore di molte opere- (1686-1765), Giuseppe Accattatis, storico (1730-1804), Gaetano Adamo, matematico (sec. XIX), Cornelio Aiello, scrittore sacro (sec. XVII), Filippo Caligiuri, scrittore (1722-1807), Gabriele Caligiuri, pittore (sec. XVIII-XIX), Alfonso de Guzzis, giornalista (sec. XIX-XX)), Fedele Maria de Guzzis, letterato e giornalista (1824-1886), Lucantonio Folino, poliglotta (1680-1730), Francesco Franchini, potea (1550-1559), Giovan Battista Gabriele, scrittore di medicina (sec. XIX), Aurelio Gauderini, erudito (sec. XV), Lorenzo Gauderini, letterato (sec. XV), Giovanni Valentino Gentile, (sec. XVI), Rosario Gualtieri, scrittore (1744-1821), Gregorio Lamanna, economista (1754-1810), Girolamo Le Pera, scrittore (sec. XVII), Lorenzo Mirabelli, scrittore sec. XVII), Roberto Mirabelli, teologo (sec. XVII), Gregorio Misarti, letterato (sec. XIX), Antonio Pompeiano, scrittore (sec. XVII), Ottavio Ranieri, latinista; Gabriele Rocca, poeta (1883-1958)”[17]. Mi permetto di aggiungere una breve nota circa le molte opere scritte da Francesco Antonio Accattatis e riguardo a Giovanni Valentino Gentile, che era un uomo che nel suo agire guardava sempre al lato concreto delle cose, ed ancora si vuole ricordare il pediatra Carmelo Gabriele e Luigi Accattatis figura di spicco nel campo del dialettologia calabrese. Suo il vocabolario dei termini dialettali della regione.

Bibliografia

[1] Samuele ANASTASIO, Scigliano e il suo castello in http://ilreventino.it/scigliano-suo-castello/.

[2] Ibidem.

[3] Vincenzo CONDINO, I Castelli della Provincia di Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza, 1996, p. 143.

[4] G. MARAFIOTI, Croniche et antichità di Calabria, Libro Quarto, Cap. XIII, ad Istanza degli Uniti, Padova, MDCI, p. 253.

[5] P. G. FIORE da Cropani, Della Calabria Illustrata Opera varia Istorica, Predicatore Cappuccino da Cropani, Parte II, Capitolo I, Libro I, Tomo I, per li Soci Dom. Ant. Parrino, e Luigi Mutij Napoli MDCXCI, pp. 110, 111.

[6] Abate Gio. Battista Pacichelli, Del Regno di Napoli in Prospettiva diviso in dodeci provincie. Parte II, Stamperia di Domenico Antonio Parrino, Napoli 1703, pp. 28, 29.

[7]Mansionari: Ecclesiastici che godono di un beneficio minore.

[8] Abate Francesco SACCO, Dizionario Geografico-Istorico-Fisico del Regno di Napoli…, Tomo III, Presso Vincenzo Flauto, Napoli MDCCXCVI, pp. 397, 398.

[9] Giuseppe Maria Alfano, Istorica descrizione del regno di Napoli, presso Vincenzo Manfredi, Napoli MDCCXCVIII, p. 89; Cfr. Giuseppe Maria Alfano, Istorica descrizione del regno di Napoli, dai Torchi di Raffaele Miranda, Napoli 1823, pp. 177-178.

[10] Lorenzo GIUSTINIANI, Dizionario ragionato del Regno di Napoli, Tomo VIII, Napoli 1805, pp. 365, 366. [(10) De antiqu. Et. sit. Calabr. col. 183.B].

[11] Cfr. Luca COVINO, Governare il feudo. Quadri territoriali, amministrazione, giustizia Calabria Citra (1650-1800): Quadri territoriali, amministrazione, giustizia Calabria Citra (1650-1800), Franco Angeli, 2013, p. 47. [(34). BNN, P. Di Simone, Topografia politica del Regno di Napoli, tomo II, 91r-122r, ms. XII-D-59].

[12] Cfr. ZUCCAGNI-ORLANDINI, Corografia Fisica, Storica e Statistica Dell’Italia e delle sue Isole, supplemento al Volume Undecimo, Presso gli Editori, Firenze 1845, pp. 537, 536, 537.

[13] Vincenzo D’AVINO, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) nel Regno delle Due Sicilie, raccolti, annotati, scritti per l’Abate Vincenzo D’Avino, Dalle Stampe di Ranucci, Napoli 1848, p. 469. [(5) Pacichelli, part. 2, pag. 28; (6) Capialbi, Memorie sulle tipografie di Calabria].

[14] Cfr. Ferdinando DE LUCA, Raffaele MASTRIANI (a cura), Dizionario corografico universale dell’Italia, Volume Quarto, Parte Prima, Reame di Napoli Stabilimento di Civelli Giuseppe e Comp., Milano 1852, p. 867.

[15] Amato Amati, Dizionario corografico dell’Italia, volume 7, Francesco Vallardi Tipografo Editore, Milano, 1868, p. 399

[16] Cfr. G. VALENTE, Dizionario dei Luoghi della Calabria, Volume 2, M-Z, Edizioni FRAMA’S, Chiaravalle Centrale (CZ), 1973, p. 997; Cfr. http://www.bb-ilborgo.com/chiese-e-monumenti.

[17] G. VALENTE, Dizionario dei Luoghi della Calabria, Volume 2, M-Z, Edizioni FRAMA’S, Chiaravalle Centrale (CZ), 1973, p. 998.

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