Franco Emilio Carlino
Rimanendo ancora nell’area del Reventino-Savuto, sul percorso esplorativo, ambientale, storico, geografico, economico, artistico e archeologico trovo Miglierina. Si tratta di un Municipio medioevale, Casale dell’allora Calabria Ultra, edificato, per quanto se ne viene a sapere dalle informazioni storiche e documentarie, agli inizi del XV secolo, fondato per lo più da abitanti provenienti da Motta Santa Lucia, borgo accomunato insieme agli altri dalla parlata dialettale che in qualche modo, anche con il presente lavoro, si vuole recuperare e valorizzare. Tuttavia, la sua storia, carente di prove affidabili, spesso affonda nel racconto e nella tradizione per recuperare momenti quotidiani di vita e vicende del luogo, affermando così valori e memorie del proprio territorio.
Facendo dunque riferimento alla tradizione orale, traccia e testimonianza storica della collettività, che consente di addentrarmi in quello che è il suo vissuto, insieme ad alcune iniziali informazioni del Fiore[1], il quale, sul finire del XVII secolo, parlava di Miglierina come un luogo piccolo, di appena cento fuochi, ma dotato delle cose fondamentali per la vita degli abitanti e in costante crescita grazie al buon governo dei Cigala principi di Tiriolo, feudatari, per avere altre notizie bisogna poi arrivare alla fine del XVIII secolo fornite dall’Abate Francesco Sacco, secondo il quale, Miglierina, era una “Terra nella Provincia di Catanzaro, ed in Diocesi di Nicastro, situata sopra un colle, d’aria salubre, e nella distanza di otto miglia dalla Città di Catanzaro, che si appartiene in Feudo alla Famiglia Cigala, Principe di Tiriolo. Ella col terremoto del mille settecento ottantatré soffrì pochi danni, ma medianti le paterne cure del Regnante Ferdinando IV è stata riattata. In essa sono da marcarsi una Parrocchia; due pubbliche Chiese sotto i titoli di Santa Lucia, e di Santa Maria del Principio; e due Monti di Pietà per sollievo de’ bisognosi. Il suo terreno poi produce frutti, vini, olj, e castagne. Il numero finalmente de’ suoi abitanti ascende a mille cinquecento novantasette sotto la cura spirituale d’un Arciprete”[2].
All’inizio del XIX secolo a farne menzione era Lorenzo Giustiniani che a riguardo scriveva di una: “[…] terra […] distante da Catanzaro miglia 13, e 15 dal mar Tirreno. Gode di un bello orizzonte d'amene campagne, e de’ due mari, cioè del Jonio, e del Tirreno. L'aria è buona, ma è soggetta a spesse densissime nebbie. Tra questa terra, e Tiriolo scorre il fiume Lamato. Il territorio confina con la terra di Amato, di Serrastretta, Vena, ec. Non è molto esteso, né troppo fertile. Da settentrione tiene un monte chiamato Portella assai boscoso. Vi si semina però in alcune parti di esso territorio grano, ed altre sorte di frumento, né ci mancano i vigneti. I prodotti non bastano al mantenimento della popolazione. I naturali vanno a coltivare le campagne del paesi vicini. Oltre all'agricoltura molti sono addetti a lavori di ferro. Questa terra è annessa al feudo di Tiriolo. Gli abitanti ascendono a circa 1500. La tassa del 1695 fu di fuochi 70, del 1648 di 77, e del 1669, di 99”[3]. Oggi il suo territorio, prevalentemente collinare è fecondo di ulivi e querce e nella parte più alta e boschiva del paese, dove la vista si fa sempre più incantevole, si assiste a una vegetazione lussureggiante di castagni, faggi, ontani e cerri.
La proficua ricerca delle informazioni mi ha portato a recuperare altri dati utili alla complessiva ricerca. Il primo dato lo fornisce Attilio Zuccagni-Orlandini[4] che ci dice dell’esistenza a Miglierina di una Fiera annua, indicata come quella di S. Lucia, tenuta il 13 in occasione della festa di Santa Lucia. Il secondo dato si ricava dall’opera del D’Avino[5], secondo il quale a Miglierina nacque il sacerdote Tommaso Torcia, che nel 1719 mise a stampa un suo novello metodo per l’insegnamento della grammatica (10).
La popolazione, intanto, negli anni si avviò a crescere in maniera significativa. Basti pensare che nel 1798 questa era di 1.597 abitanti, nel 1823 di 1.680 e nel 1861 di 2.266. Poste in evidenza le suddette voci proseguirò nella stesura di questo contributo con una ricostruzione storica, economica, ambientale, artistica ed archeologica del borgo fino ai nostri giorni.
Secondo alcune recenti statistiche, Miglierina o Migliarina, come alcune volte veniva chiamata, nel nostro tempo è un Comune della Calabria in Provincia di Catanzaro costituito dal centro storico e da altre case sparpagliate con appena 767 abitanti di cui 357 M e 410 F, con una superficie di 13,90 Kmq ed una densità di 55,2 abitanti per Kmq, appellati Miglierinesi. Il Comune fa parte della Comunità Montana Monti Tiriolo-Reventino-Mancuso, Regione Agraria n. 5 – Colline dell’Amato e confina con i Comuni: Amato, Marcellinara, San Pietro Apostolo, Serrastretta e Tiriolo. Il suo etimo secondo alcune linee di pensiero deriva dal lessema dialettale calabrese migliarina, una specie di pianta erbacea che danneggia il miglio (da latino milium ossia pianta di miglio). Trattasi del “Policarpo Tetrafillo, Polycarpon tetraphyllum, Linn., Spec., 131; volgarmente erba migliarina. Pianta di radice fibrosa, annua, che produce un fusto alto da tre a sei pollici diviso fin dalla base in ramoscelli numerosi, dicotomi, potentissimi, guerniti di foglie ovali, verticillate quattro insieme e accompagnate da piccole stipole membranose. I fiori sono tinti d'un bianco sudicio, di pochissima apparenza, numerosi, disposti in corimbo alla sommità dei ramoscelli. Questa pianta cresce naturalmente nei campi, in Italia, in Francia, nel Belgio, in Inghilterra, in Barberia ec. (L.D.)”[6]. Ma non si esclude che questo possa derivare dal modo di dire dialettale mègghia rìna, con cui si precisava la particolarità del terreno arenoso su cui si ergeva il borgo, mentre le fonti della Comunità Montana dei Monti Reventino Tiriolo Mancuso[7] ritengono provenga da milia cioè (migliaia), o da miliarum (pietra miliare) o nientemeno dal tema germanico muller (mugnaio).
Secondo le fonti storiche comunali tratte dal libro di Antonio Caccetta emergono, come lo stesso autore riflette, alcune divergenze sulla possibile data della fondazione di Miglierina da molti collocata intorno alla metà del XVI secolo, ma prive di un supporto documentale e sul considerevole numero di abitanti. In relazione ecco quanto lo stesso Caccetta scrive: “L’economo coadiutore di Miglierina, Don Francesco Torcia D'Amico, il 3 luglio 1883, nella relazione sulla parrocchia, richiesta dalla Curia Vescovile di Nicastro, afferma che Miglierina è stata fondata nell'aprile del 1531. L’annotazione del Torcia, come vediamo, è molto tardiva (1883) e quindi viene il dubbio sul di Fondazione: troppo precisa, con l’indicazione anche del mese! Avrà potuto consultare quale pervenuto, oppure avrà riportato, come si era soliti, notizie che si tramandavano per tradizioni orale? Io credo che sia semplice indicazione di quanto normalmente si tramandava, senza un effettivo riscontro con qualche fonte.
L’indicazione comunque del 1531 è un dato di fatto e da lì bisogna partire, a ritroso per ipotizzare un insediamento ancora più antico, e qui evidentemente si procede per ipotesi, più o meno attendibili, più o meno convincenti. Il vescovo Pietro Francesco Montuoso, nella relazione della Visita ad Limina del 16 maggio 1595 (è la data più antica che si riferisce a Miglierina da me riscontrata su un documento) dedica a Miglierina cinque righe: «in casale Migliarinae una tantum parocchialis ecclesia non consecrata sub sanctae Lucia invocatione invenitur. Eius parochus de Fatio, curatus solus ibi est presbiter. Incolents 570». In poco più di mezzo secolo, se si dà per buona la data di fondazione del 1531, avremmo già un insediamento di 570 abitanti (cifra abbastanza considerevole per il tempo, se si tiene conto che Nicastro e Catanzaro non sono grandissime) sufficientemente già con una vita sociale e religiosa strutturata, se il Casale viene già citato in un documento così importante quale è una Relazione ad Limina. Confrontando poi il numero degli abitanti del Casale di Miglierina con quello della vicina Amato, che è di 500, vediamo che Miglierina è più consistente. Ad Amato poi, dice lo stesso documento, sono presenti Greci e Albanesi e funzionano già due confraternite: quella del SS. mo Sacramento e quella del SS. mo Rosario. Ora è certo e documentato che Amato sia sorto molto prima del 153 I. Non è possibile perciò, con tutte le cause naturali e non che siano potute intervenire, che nel breve arco di 64 anni, il Casale di Miglierina sia fondato e cresciuto a quel livello. Io propendo a pensare che qualcosa incominci a muoversi almeno già dal 1464 (e forse prima ancora), quando il territorio passò nelle mani dei Carafa di Nocera. Cambia il padrone e si prospetta la possibilità per alcuni coloni di tentare altrove migliore fortuna o di sfuggire ai forti gravami fiscali dei vari baroni e signorotti della Contea dei Nocera e dei feudi limitrofi. Non sono rari infatti -continua Caccetta- i fenomeni di nomadismo, all'interno dello stesso feudo e fuori, anche nel corso del 1600 e oltre, per i motivi suddetti, per la grande povertà e problematiche sociali e poi a volte anche per sfuggire alle frequenti incursioni dei Turchi che nel golfo di S. Eufemia trovavano facile accesso. Abbiamo anche un riscontro scritto che ci fa risalire di sicuro già al 1507, nella risposta della Commissione Feudale, in data 27 febbraio 1810, al ricorso fatto dalla Università di Miglierina riguardante la restituzione in integrum del Monte Portella, demanio feudale dell'ex Baronia di Tiriolo. Ecco testualmente la decisione della Commissione: «Dichiara che la montagna volgarmente detta Portella sia un Demanio ex feudale soggetto agli usi de’ Cittadini di poter tagliare carigli, ossiano cerri, di far travi, sigilli, ed altre cose necessarie per le case, e per ogni altro beneficio ad essi necessario, come altresì di potersi in ogni tempo cogliere ghiande a norma delle citate capitolazioni fatte con Ferrante Carafa nel 1507». Essendo un documento giuridico che fa riferimento alle «citate capitolazioni con Ferrante Carafa nel 1507», non si tratta più di supposizioni, ma è da ritenersi quindi che già nel 1507 vi era un insediamento nel territorio”[8].
Altre fonti, compresa quella del Caccetta, sempre secondo la tradizione orale, non escludono che nel suo territorio, nei pressi del fiume Amato, nella località chiamata Cusati, in epoca bizantina era già esistente un insediamento abitativo, di agricoltori e pastori provenienti dalla vicina Tiriolo, successivamente abbandonato per un nuovo sito, nei pressi del Monte Serra, ritenuto più tranquillo e sicuro dove lungo la dorsale collinosa, vennero costruite le nuove abitazioni e da dove dal centro dell’Istmo di Marcellinara, luogo sempre ventilato e fresco, si possono osservare splendide e spettacolari angolazioni panoramiche in correlazione alla sottile lingua di terra bagnata dai due mari, a est sul Golfo di Squillace sullo Jonio, a ovest sul Golfo di Sant’Eufemia sul Tirreno, noto anche come Golfo di Lamezia Terme, nel quale sfociano i fiumi Savuto, Angitola e Amato.
Col passare del tempo il nuovo sito di Miglierina registrò, a seguito della continua immigrazione, la presenza di interi fuochi familiari provenienti da altre località viciniori tra cui Motta Santa Lucia, Martirano, Conflenti e Scigliano. Con Scigliano Miglierina ha molto in comune in particolare alcuni nomi di persone e di rioni. Scigliano in quell’epoca era sotto l'influenza dell'abbazia di Corazzo e nel 1633, in occasione, di una visita all’Abbazia per ordine della Santa Sede, Mons. Ricciulli, enumerò quelli che erano i territori del monastero, tra cui alcune terre presenti nel Feudo di Tiriolo. Un episodio e alcune cose che sono comuni anche al mio paese d’origine, ossia Mandatoriccio che proprio in quegli anni subì una massiccia immigrazione di profughi provenienti dai Casali di Cosenza, in particolare da Scigliano, a seguito dei terremoti del 1636 e 1638. Ed è proprio durante il periodo in cui era vescovo Mons. Ricciulli che molti esuli “[…] trovarono rifugio nel neo eretto casale di Mandatoriccio, mentre altri si erano fermati in Contrada Scalzaporri di Verzino, dove, accolti dal vescovo di Umbriatico Antonio Ricciulli, originario […] di Rogliano, costruirono in contemporanea il Casale che chiamarono Savelli, in onore di Carlotta Savelli, moglie di Scipione II Spinelli, principe di Cariati, che aveva loro concesso il territorio. Mandatoriccio, in conseguenza di ciò, si incrementò sensibilmente al punto che si rese necessario l’ampliamento della prima chiesa sorta accanto al castello che Teodoro Mandatoriccio aveva iniziato a costruire e che poi il figlio Francesco completò nelle sue parti”[9].
Urbanisticamente, oggi, il borgo di Miglierina, piccolo centro del catanzarese, dalle antiche origini, preserva il suo aspetto rurale caratterizzato da abitazioni quasi sempre appiccicate tra loro e aggrappate lungo la cresta di una collina, dove nella parte più alta sorge il rinomato quartiere il Quadarune contrassegnato dai ruderi dell’antico “Casale” di Miglierina, senza palesare segni di forte sviluppo edilizio segnalandosi nel punto più ridotto della Calabria su un’altura alla destra del fiume Amato a 575 m. sul livello del mare con una variazione altimetrica compresa tra una minima di 150 m. e la massima di monte Portella 1039 m, una delle principali vette della Sila.
Nel territorio di Miglierina, perlopiù sabbioso, facente parte del circondario di Tiriolo, come richiamato da L. Grimaldi, nel Capitolo III, Idrologia minerale, della sua opera, ricco di sorgenti dall’ottima acqua, ne è presente anche una di acqua salino-ferrosa. A riguardo ecco quanto scrive: “Miglierina – Montagna Portella – Acqua contenente solfato di ferro derivante dalla decomposizione delle sovrapposte piriti”[10].
Chiamato, come ho appena accennato, anche Migliarina, nella sua storia feudale fu Casale di Tiriolo, e come tale ne abbracciò anche gli avvicendamenti feudali, transitando dai possedimenti dei de Reggio a quello dei Ruffo, Conti di Catanzaro, che lo mantennero fino al 1464, anno in cui, nel corso del dominio aragonese, passò ai Carafa di Nocera, che ne detennero la proprietà, come signori fino al 1610. Successivamente sottomesso al regime feudale della nobile famiglia dei Cigala o Cicala, un casato proveniente da Genova, diramandosi poi in molte città d’Italia tra cui Cosenza e Napoli ove fu aggregata al Patriziato napoletano del Seggio di Portanova, nel corso del Viceregno, vi permase senza interruzione sino all’entrata in vigore dei provvedimenti legislativi sulla feudalità (1806).
A generare il ramo Cicala di Calabria Ultra fu Carlo nel 1630 che come riportato da sito web nobili napoletani “fu investito del principato di Tiriolo (CZ) da re Filippo IV d'Asburgo-Spagna, titolo trasmissibile per maschi primogeniti; fondò Carlopoli (CZ) e impose il proprio cognome, Cicala (CZ), al paese già fondato da Giovanna Castriota, moglie del 3° duca di Nocera don Alfonso Carafa della Stadera. Nel 1587 aveva sposato la nobile messinese donna Beatrice del Giudice con la quale ebbero Eleonora e Giovan Battista I, 2° principe di Tiriolo. […] -Nella discendenza- Luigi Maria (1767 † 1836), 7° principe di Tiriolo con i casali si San Pietro, Miglierina e Settingiano, 3° duca di Gimigliano Carlopoli e Cicala, signore di Roccafallucca Arenuso e Caraffa; marchese, conte del S.R.I., patrizio genovese e napoletano, fu l'ultimo intestatario dei feudi sino all'eversione della feudalità (abolizione) nel 1806”[11].
A seguito dei terremoti del 1783 e del 1905 Miglierina registrò notevoli danneggiamenti. In conseguenza dell’istituzione dei Comuni prevista dal decreto francese del 4 maggio 1811, Miglierina fu elevata a Comune e in concomitanza venne contemplato nel Circondario di Serrastretta. Dopo il 1816 per effetto della riorganizzazione territoriale, voluta dal Borbone, con la legge 1° maggio 1816 la stessa veniva spostata nel Circondario di Tiriolo.
L’economia, prevalentemente votata all’agricoltura, grazie alle attività di laboriosi contadini, poggia sulla produzione di frutti, vini, olio, mais, cereali, legumi, uva, castagne ed olive, mentre la ricchezza arriva anche dal comparto zootecnico fondato in preponderanza sull’allevamento di caprini e ovini. Fonte di supporto all’economia è rappresentata dalla trasformazione di prodotti essenziali come vino e olio grazie agl’impianti presenti sul territorio per la vinificazione e per la frantumazione delle olive. In passato non secondario come fonte economica, fu anche l’artigianato del ferro settore di notevole importanza e del legno. Ciò richiama quella che nei secoli è stata la componente edificante della cultura miglierinese incentrata di certo sulle prestazioni e sui risultati prodotti dai noti Mastri artigiani del luogo, che con ampia fama, tra il XVIII e il XIX secolo, dimostrarono notevoli competenze soprattutto nella lavorazione del legno, delle armi e dello stucco. Nel segno della tradizione calabrese, anche a Miglierina ancora è possibile rimanere conquistati da alcune donne che continuano a tessere al telaio, ricamare con il tombolo o all’uncinetto. Il paese possiede un grande passato nel settore della tessitura al telaio, con una lunga operosità nella lavorazione della seta.
Singolare il patrimonio architettonico di Miglierina rappresentato dai palazzi Barberio, Granato, casa Arcuri, casa Marsico e le Chiese di Santa Lucia, anche Protettrice del paese, i cui festeggiamenti si tengono il 13 dicembre e Santa Maria del Principio, o del Rosario, la cui festa cade la prima domenica di ottobre, ritenute fiore all'occhiello della comunità, trattandosi delle costruzioni più antiche del borgo.
A proposito della Chiesa di Santa Lucia Vergine e Martire, verosimilmente l’edificio religioso più antico di Miglierina, eretto su quella che è l’odierna piazza di S. Lucia, secondo le notizie rilevate dagli archivi beni culturali del SIUSA “La chiesa parrocchiale sotto il titolo Santa Lucia risale al 1500. La struttura attuale risale ai lavori effettuati tra 1649 e 1736, anno in cui fu consacrata. Al suo interno oltre alla reliquia della Santa vi sono diverse decorazioni in stucco eseguite da Domenico Secreto da Fiumefreddo nel 1812. L'impianto è di tipo basilicale con tre navate, una centrale e due laterali divise da due grossi pilastri sormontati d'archi a tutto sesto decorati con capitelli in stucco”[12]. Tuttavia, la Chiesa mantiene poco di ciò che era il suo originario assetto in ragione delle modifiche ricevute con i restauri realizzati a seguito del disfacimento subito con il tragico evento del terremoto del 1783.
Inoltre, in relazione, si può aggiungere che dalle informazioni acquisite dal sito della medesima Parrocchia “l'archivio parrocchiale è dotato di […] libri, a partire dal 1650 e conserva anche diversi e interessanti "Stati delle Anime''. […] Sono di un certo valore storico-artistico nella Chiesa di S. Lucia il battistero (1711) in marmo verde di Gimigliano; le statue lignee di S. Pasquale e di S. Francesco da Paola; e il quadro della Madonna della Grazia del pittore locale Agostino Guzzi (1881). Nella Chiesa di S. Maria: le tele della Madonna del Carmine e quella della Presentazione al Tempio di Gesù; le statue lignee della Madonna del Rosario, quella dell'Addolorata e di S. Antonio da Padova, tutte del 1700”[13]. Altre informazioni, ricavate dalla tradizione orale, ci narrano che la Chiesa di Santa Lucia venne dichiarata Parrocchia nel 1649 e che una Bolla Pontificia la elevò ad Arcipretura nel 1695, mentre a consacrarla fu il Vescovo di Nicastro allora mons. Francesco Maria Lojero.
Per quanto riguardo la Chiesa di Santa Maria del Principio, risalente agli inizi del XVII secolo, secondo edificio religioso del paese, oggi meglio conosciuta come Chiesa di Santa Maria del Rosario, la sua magnificenza si percepisce da subito dalle influenze barocche e dalla vista del suo prospetto abbellito da stucchi, pilastri verticali e capitelli, opera di maestri artigiani chiamati comunemente Babbari cui la massima espressione era A. Pallone.
Tra i beni architettonici piace ricordare anche i ruderi di vecchi mulini ad acqua presenti sul territorio di Miglierina, segno della storia del luogo, come quelli presenti lungo le rive del fiume Amato, nelle località di Corvo, Rajaniti, Finocchi oltre alle diverse edicole votive.
Come sempre nelle piccole realtà un grande contributo alla crescita della propria comunità lo offrono le persone famose, vanto anche della loro terra. Ciò accade anche per Migliorina che tra i suoi magnifici concittadini può rievocare il colto arciprete don Tommaso Torcia vissuto nel XVII secolo e il prete cospiratore don Vincenzo Miceli, ma anche il pittore Agostino Guzzo, lo studioso Antonio Torchia, il giureconsulto Francesco Granato e lo studioso di matematica del XIX secolo Domenico Torcia senza trascurare quanti hanno offerto il proprio contributo alla causa liberale del paese e al Risorgimento italiano. Bibliografia
[1] Cfr. P. Giovanni FIORE da Cropani, Della Calabria Illustrata Opera varia istorica, Tomo I, Dom. Ant. Parrino e Michele Luigi Mutij, 1691, pp. 127, 128.
[2] Abate Francesco SACCO, Dizionario Geografico-Istorico-Fisico del Regno di Napoli…, Tomo II, Presso Vincenzo Flauto, Napoli MDCCXCVI, pp. 214.
[3] Lorenzo GIUSTINIANI, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, Tomo VI, Napoli 1803, p. 16.
[4] Cfr. Attilio ZUCCAGNI-ORLANDINI, Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle sue Isole corredata di un Atlante, Supplemento al volume Undecimo, Presso Gli Editori, Firenze 1845, p. 539.
[5] Cfr. Vincenzo D’AVINO, Cenni storici sulle Chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, raccolti, annotati, scritti per l’ab. Vincenzo D’Avino, Dalle Stampe di Ranucci, 1848, p. 464. [(10) ZAVARRONI, p. 176].
[6] Dizionario delle Scienze Naturali, Volume Decimottavo, compilata da vari Professori del giardino del Re, e delle principali scuole di Parigi. Prima traduzione dal Francese con aggiunte e correzioni, Per V. Battelli e Comp. Firenze MDCCCXLVII, p. 133.
[7] Cfr. http://www.comontreventino.cz.it/index.php?action=index&p=277 18/
[8] Antonio CACCETTA, Miglierina un paese due campanili", il tempo e la memoria, Calabria letteraria 1996, in Storia - Comune di Miglierina http://miglierina.asmenet.it/index.php?action=index&p=76.
[9] Franco Emilio CARLINO, Mandatoriccio, storia, costumi e tradizioni, Ferrari Editore, Rossano 2010, p. 237.
[10] L. GRIMALDI, Studi Statistici sull’industria agricola e manifatturiera della Calabria Ultra II, Stabilimento librario e tipografico di Borel e Bomparò, Napoli 1845, p. 8.
[11] http://www.nobili-napoletani.it/cigala.htm
[12] http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=47630.
[13] http://www.diocesidilameziaterme.it/SANTA-LUCIA-VERGINE-E-MARTIRE in-Miglierina
Chiesa Santa Maria del Principio
Gent.mo Sig. Maurizio grazie di cuore intanto per aver letto il mio contributo su Miglierina che fisicamente come saprà non conosco se non attraverso queste mie ricerche. Si tratta, come ha potuto notare, di un lavoro di studio che sto conducendo per u hocularu e che credo confluirà tutto in una prossima mia pubblicazione. Lo scopo anche attraverso il blog è quello di condividere il più possibile notizie sui paesi riguardanti l'area del Reventino. Miglierina è uno di questi. Ho letto con molta attenzione il regesto dell'atto a cui fa riferimento e penso che quanto mi ha comunicato sia integrale. Ne farò certamente tesoro se Lei lo vorrà a riprendere la notizia e inserirla nella pubblicazione alle pagine che riguardano…
Egr. prof. Franco Emilio Carlino: Abito a Lamezia ma sono nato a Miglierina. Un paio di anni fa, seguendo le indicazioni del professor Domenico Montuoro che in un suo contributo sulla storia di Tiriolo e dei suoi casali faceva riferimento ad un atto notarile del 1577 riguardante la fondazione di Miglierina da parte di contadini e pastori poveri provenienti da Scigliano, ho recuperato presso l'Archivio di Stato di Catanzaro questo importante documento, che è il documento più antico finora ritrovato riguardante Miglierina. Data la difficoltà di lettura del testo sono riuscito, dopo tanta ricerca, a trovare via internet la consulenza di una paleografa dell'Università di Bologna per cui ho a disposizione anche la trascrizione dell'atto (trascrizione che poi ho dovuto anche…