Franco Emilio Carlino
Non è per nulla agevole avviare una ricerca sulle origini di Decollatura, i cui riferimenti storici e documentari fino al XV secolo sono rari, mentre su quanto sono riuscito a raccogliere dal XVI secolo in poi grazie alla consultazione di non poche fonti bibliografiche, evidenti risultano le contrastanti posizioni tra alcuni dei maggiori autori della storia calabrese. Tuttavia, seguendo metodologicamente le impostazioni datemi per la ricerca cercherò anche in questo caso di dipanare alcuni nodi per arrivare al risultato previsto. Da quanto appena accennato è palese che la sua storia risulta custodita in un periodo temporale che abbraccia orientativamente gli ultimi duecento anni.
Al contrario degli altri paesi finora analizzati, questa volta, per Decollatura, partirò dalle notizie più recenti andando a ritroso nel tempo. La cittadina che oggi cerco di incontrare per avere il più possibile informazioni sulla sua storia è un Comune della Calabria in provincia di Catanzaro, facente parte della zona geografica dell’Italia Meridionale posto all’interno della parte montuosa calabrese a 765 m. sul livello del mare, con una differenza altimetrica variabile tra 663 e 1366 m. Secondo alcune recenti statistiche la sua attuale popolazione risulta di 3.163 abitanti di cui 1.554 M e 1.609 F occupanti una superficie di 50,35 Kmq e una densità di 62,8 abitanti per Kmq. Il Comune, che si è formato nel tempo in modo graduale grazie all’unione, come vedremo in appresso, di diversi stanziamenti rurali posti sulle pendici del Reventino, per questo appartenente alla Comunità Montana Monti Tiriolo-Reventino-Mancuso, è inserito nel contesto della Regione Agraria n. 1 – Montagna del Reventino in prossimità della Sila Piccola. Circa il profilo urbanistico Decollatura costituisce un centro urbano assai articolato soprattutto per la rilevante dilatazione del suo territorio. Cinque sono le sue frazioni: Adami, Casenove, San Bernardo, Cerrisi, Tomaini, con il nome quasi sempre scaturito dalla famiglia che inizialmente si stabilì nel paese, mentre le sue località sono: Praticello, Cianflone, Passaggio, Notarianni, Gesariello, Santa Maria, Carricella, Junci, Liardi, Pagliaia, Muraglie, Andrea Perri[1], Sottana, Bonacci, Cancello, Molini, Fosso, Orsi, Rizzi, Romano.
Pur essendo un centro collinare, la maggior parte del suo territorio comunale è prevalentemente montuoso, definito dall’estesa vallata del Savuto. Ricoperto da meravigliosi boschi, per la maggior parte cerri e castagni, nelle aree d’altura la fa da padrone il faggio e in quelle più basse è molto presente l’ontano e il pioppo. La situazione climatica è peculiarmente montana per cui si ha a che fare con inverni allungati e piovigginosi che si alternano a brevi stagioni estive. La ricchezza delle sue acque consente ottime pratiche di coltivazione rendendo i terreni molto benevoli nelle varie produzioni.
Relativamente al profilo geografico, Decollatura è sistemata sulla parte orientale delle pendici del monte Reventino e confina con i Comuni di Conflenti, Gimigliano, Motta Santa Lucia, Platania, San Pietro Apostolo, Soveria Mannelli, Serrastretta, tutti della Provincia di Catanzaro e Pedivigliano in Provincia di Cosenza. I suoi abitanti sono denominati Decollaturesi.
Pur essendo arduo fissare la vera radice etimologica di Decollatura, viste le parecchie e discordanti idee, secondo la più comune delle ipotesi l’origine del suo nome si pensa derivi dalla parola latina decollare, che significa decapitare, molto verosimilmente connesso alla deforestazione del suo territorio, ma ci sono anche coloro che lo riconducono al termine di Collatura in quanto discendente dal vocabolo “colle”, cui la tradizione popolare fa riferimento ossia alla sua posizione urbanistica del paese che lo vede appunto collocato su dieci colli.
Una prima informazione nei testi dell’esistenza di un luogo chiamato ‘collatura’, e molto probabilmente anche la primitiva, la ricaviamo nel 1601 da Fra Girolamo Marafioti, Teologo dell’Ordine dei Minimi Osservanti nel Libro III della sua importante opera nella quale dissertando su quanto avrebbero detto Strabone e Plutarco così scriveva: “Per queste campagne di Nicastro passò Pirro coll’essercito, quando chiamato dalli Tarentini contro l’essercito Romano, da Sicilia navigando, e havendo sbarcato nelle maremme del fiume Lameto, trapassò con i soldati per una valle sopra Nicastro chiamata collatura, e per la montagna chiamata Sila, fin che giunse nel luogo, dove quel fiume Crate entra in mare, e indi ha trapassato in Taranto, come di ciò ne rende apertissimo testimonio Strabone là, dove ragiona di Locri, e di Caulonia, che per volere dimostrare la potenza delli Mamertini contro di Pirro, descrive ancora il luogo, per lo quale il predetto Pirro passò in quelle parole. Supra has urbes, mediterraneam Brettij occupant, ubi esti Mamertum oppidum nobile, Sylva picis ferax, time Brettiana dicta. Dopo ragionando della venuta, ch’ha fatto Pirro da Sicilia, usa queste parole. Qui Messanam cum classe foluens, tyrrhenumque pontum legens, transmisit in Italiam, ac Terineo finu iuxta. Lametum flumen appellens, ubi exercitum cum elephantibus ex posuit, iterque fecit Tarentum per Neocastrensem, e Mamertinum agrum, vallem, & per Silam sylvam usque ad Crathis fluminis ostia. Le quali parole sono anco raccolte da quel, che sopra tal fatto ragiona Plutarco, come dimostreremo appresso nella città Mamerto” [2].
Era l’epoca nella quale Decollatura compariva come una piccola borgata, senza il minimo servizio e come di solito era fare, nascite, battesimi, matrimoni e morti, venivano appuntati sui registri di parrocchie limitrofe, nel nostro caso a Serrastretta.
Novant’anni dopo a parlarne, facendo, altresì, riferimento ai grandi narratori, fu P. Giovanni Fiore da Cropani, Predicatore, Lettore di Sacra Teologia, e Ministro Provinciale dell’Ordine di Frati Minori Cappuccini di S. Francesco della medesima Provincia Ulteriore, storiografo, che nel 1691 così scriveva di Decollatura: “In distanza di miglia quattro, più abbasso di Aquino vi si vede un altro villaggio con nome di Decollatura, ove anticamente seguì la famosa Battaglia, tra il Re Pirro e i Mamertini cotanto decantata dagli antichi Scrittori, è di piçciola abitazione; ma di un vago, e bello luogo situata, in aere molto salubre, e perfetto, abbonda di tutte le cose necessarie al vivere Umano. Và anche ella unita alla Signoria della Motta, e con essa al Contado di Marturano, de’ Principi di Castiglione”[3].
A seguire fu l’Abate Francesco Sacco nel 1796 che ci dice che Decollatura, era un Casale di Motta Santalucia, nella Calabria citeriore appartenente alla Città vescovile di Martorano, Suffraganea di Cosenza, la quale Motta Santa Lucia. “[…], posta sopra un ameno colle d’aria salubre, e nella distanza di ventiquattro miglia dalla Città di Cosenza, che si appartiene in Feudo alla Famiglia Aquino, Principe di Castiglione, e Conte di Martorano. Ella è un aggregato di quindici Villaggi, i quali sono 1. Aquino, 2. San Bernardo; 3. Passaggio, 4. Tomaini, 5. Praticello, 6. Casenuove, 7. Rizzi, 8. Cerrisi, 9. Adami, 10. Stocchi, 11. Palinuro, 12. Censo, 13 Liardi, 14. Mannelli, 15. Colla, ove sono da notarsi una Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie; un Convento de’ Padri Conventuali; un Ospedale per gl’infermi; e tre Confraternite Laicali sotto l’invocazione di Santa Maria delle Grazie, di Santa Lucia, e de’ Morti, i prodotti poi del suo terreno sono grani, grani dindia, frutti, vini, castagne, ghiande, lini fini, e gelsi per seta. Il numero finalmente de’ suoi abitanti ascende a tremila cento cinquanta sotto la cura spirituale d’un Parroco” [4].
Altre informazioni, invece, risalenti al 1848, si ricavano da una puntuale descrizione compiuta sul contesto della Chiesa Vescovile di Nicastro forniteci dall’Abate Vincenzo D’Avino che in relazione al Vescovato primitivo di Nicastro e al Vescovato soppresso di Martorano così scriveva: “Decollatura dipendeva da Motta S. Lucia non solo nello spirituale, ma anco nel temporale. Da feudo annesso alla baronia mottese divenne, qual è, comune del circondario di Serrastretta. Decollatura sorge a 4 miglia da Martorano, e ad altrettanti da Serrastretta, e gode molta amenità. Ivi si sono dissotterrati avanzi di ossami, mezze spade, bellissimi piuoli e borchie da padiglione. È falso che a Decollatura fosse avvenuta la disfatta di Pirro per valore dei Mamertini. Caddero in fallo il Barrio, il Marafioti, ed il Fiore quando ciò pronunziarono (4). Pirro fu rotto dappresso Oppido (5). Il nome Decollatura è collettivo di più villaggi e vichi, tra loro vicinissimi, tutti di recente fondazione, che si appellano, S. Bernardo, Passaggio, Praticello e Tomaini, formanti un popolo di 1545; Casenove e Rizzi, abitati da 985; Adami, Liardi, Vischetti, Stocchi, Accattatis, ed altri, di anime (nel totale) 923; e Cerrisi, Ursi e Bonacci di 824 naturali. Tra questi villaggi e vichi nasce il fiume Lameto, di cui si trova ricordo nelle antiche scritture. Di essi villaggi i principali hanno le parrocchie colle chiese rispondenti, che sono di S. Bernardo nel villaggio di questo nome, dell’Assunta a Casenove, del Carmine ad Adami, e della Addolorata a Cerrise: di quali parrocchie quella di S. Bernardo è del 1720: le rimanenti segnano la data del 1804 (6). Soveria e Castagna costituiscono due altri comuni del circondario di Serrastretta in diocesi abolita di Martorano. Era quello feudo dei Passalacqua prima del 1806 (7): era questo uno dei villaggi di Scigliano (8)”[5].
A leggere il D’Avino si denota la sua difformità di vedute con il Fiore circa la nota Battaglia, tra il Re Pirro e i Mamertini alleati con i Romani, autori di una probabile decapitazione di molti Epiroti nel 275 a.C., tanto osannata da diversi autori fra i quali oltre al Fiore, il Barrio e il Marafioti che parlando della sconfitta di Pirro indirettamente fecero riferimento all’esistenza di Decollatura indicandola come scenario nel quale si venne a consumare lo scontro fra i Mamertini e Pirro. Elemento non secondario nell’ambito della ricostruzione storica di Decollatura soprattutto riguardo alla sua etimologia e per quanti pensano che il suo nome si richiami proprio al termine decollatorium ossia (taglio della testa/decapitazione). In relazione a quanto se ne conosce, effettivamente le nuove indagini archeologiche sostengono l’idea della coincidenza della Mamértion di Strabone con la contrada Mella di Oppido Mamertina. Pertanto, appare evidente che si tratti di una inesatta coincidenza emersa da studi archeologici condotti localmente.
Che Decollatura faceva parte del III Circondario di Nicastro – Sotto Prefettura appartenente alla XVI Provincia di Calabria Ulteriore 2, con 5.027 abitanti, appena dopo l’Unità d’Italia (1861), ce lo conferma Attilio Zuccagni-Orlandini nel suo Dizionario.[6]
Le suddette informazioni, a me che non conosco fisicamente il territorio, offrono elementi interessanti per alcune iniziali considerazioni. Infatti, da una lettura dei dati se ne desume quanto segue: 1. Decollatura era un Casale di Motta Santa Lucia, poi unito con il suo territorio insieme a quello di Castagna al Comune di Soveria Mannelli municipio di nuova costituzione nel 1807, per poi separarsi definitivamente nel 1810 quando anche la stessa Decollatura diventa Comune autonomo. 2. Già al 1861 Decollatura era superiore a Motta S. Lucia come numero di abitanti 5.027 su 1.938 di Motta. 3. La gran parte dei villaggi appartenenti in un primo momento a Motta S. Lucia oggi fanno parte del tessuto urbano di Decollatura. 4. L’attuale numero di abitanti di Decollatura si conferma superiore a quello di Motta S. Lucia 3.163 su 840.
A riguardo non sfugge, che dopo il terremoto del 1638, anche per Decollatura, la storia, come per tutti i Casali cosentini, venne caratterizzata da un intenso spostamento migratorio della popolazione che dal Capoluogo di Motta S. Lucia completamente distrutta si trasferì a Decollatura permanentemente. Quanto affermato comprova pienamente quanto appena riportato ai relativi punti 2, 3 e 4. L’aumento degli abitanti subì una rilevante spinta grazie alla Diocesi di Martirano diretta proprietaria di alcune terre date in assegnazione secondo la prassi dell’enfiteusi ossia (la possibilità di godere il diritto reale della terra e del dominio utile sulla stessa, ma obbligandosi a migliorarla e pagando un canone annuo in denaro o prodotti), avvantaggiata anche dallo smisurato rigore fiscale esercitato in quell’epoca dai d’Aquino, antica famiglia nobile, feudataria della Contea di Martirano e discendente del Principato di Castiglione.
A riguardo ecco quanto annotava Mario Pellicano Castagna “[…] il dominio feudale dei d’Aquino su Castiglione, esteso col tempo ad altri centri viciniori, durò ininterrotto fino al 1799, epoca i cui si estinsero senza eredi in grado successibile. [..] Adinolfo o Atenolfo d’Aquino, fu il 1° Barone di Castiglione della nuova dinastia, per donazione di Roberto, allora Duca di Calabria, che si dice fatta nel 1303, e che venne comunque confermata con privilegio di Re Carlo II del 12 marzo 1306”[7].
Per avere un riscontro completo sul periodo preso in esame è necessario arrivare al 1590 quando, secondo la ricerca di Pellicano-Castagna, si affaccia sulla scena della storia del territorio Carlo d’Aquino, 13° Barone di Castiglione, Conte di Martorano e 1° Principe di Castiglione. Nel 1631 troviamo Cesare d’Aquino, 2° Principe di Castiglione, Conte di Martorano ecc., il quale il 16 dicembre 1631 ebbe significatoria di rilevio in D. 4.415 per le terre di Castiglione, Martorano, Crucoli e Savuto in Calabria Citra, e per Nicastro e Feroleto in Calabria Ultra e così di seguito fino ad arrivare ad Alessandro d’Aquino Pico, 6° Principe di Castiglione, Conte di Martorano ecc... che il 1° luglio 1760 si intestò le terre di Castiglione con i casali, portulania e zecca; Martorano con i casali; e baronia di Motta Santa Lucia con i casali e con le prime e seconde cause civili, criminali e miste; e ciò figura nel Cedolario 77. f. 399. Dopo Alessandro d’Aquino Pico a succedergli fu la figlia Vincenza Maria d’Aquino Pico, 7ª ed ultima Principessa di Castiglione, Contessa di Martorano ecc., che il 6 febbraio del 1767 si intestò le terre di Castiglione con i casali e le seconde cause, portulania e zecca; Martorano; e baronia della Motta, come da Cedolario 78, f. 1.[8]
Prima di far parte, come territorio, del Comune di Soveria Mannelli (1807), fino al (1806) il territorio di Decollatura era proprietà della Signoria e dell’Università di Motta S. Lucia, e di conseguenza appartenente al Contado di Martirano dei d’Aquino. Il primo approccio di unificazione avvenne nel 1802 grazie all’unificazione delle frazioni di Decollatura e Adami. Una unificazione fondata sul benevolo accordo soprattutto di separazione dal Capoluogo Motta. Infine, è nel 1810 che Decollatura, come già accennato, divenne Comune autonomo rimanendovi poi fino ai nostri giorni. L’unica variazione di rilievo, circa il profilo amministrativo, che si registrò nei primi anni del XIX secolo fu il suo passaggio dopo il 1816 dalla provincia della Calabria Citeriore con capoluogo Cosenza, cui la stessa inizialmente apparteneva, a quella della provincia di Calabria Ultra II con capoluogo Catanzaro.
Per quanto riguarda l’aspetto ecclesiastico/religioso si ricorda che Decollatura inizialmente facente parte della diocesi di Martirano dopo il 1818 per via della soppressione della diocesi venne aggregata a quella di Nicastro rimanendovi fino al 1986, anno in cui la stessa diocesi cambiò il proprio nome in Diocesi di Lamezia Terme.
Relativamente al suo patrimonio artistico religioso va evidenziato come Decollatura nei suoi diversi borghi conserva numerose chiese, ognuno con il proprio edificio religioso.
In relazione si vogliono segnalare la Chiesa della Madonna del Carmine di Adami, una Chiesa parrocchiale sotto il titolo di Maria SS. del Monte Carmelo la cui festività ricade il 15 luglio. Nell’edificio costruito in muratura tipica di pietra con facciata a capanna, a tre navate con abside e campanile a pianta quadrata, fondata nel 1800 dal vescovo di Martirano[9] e in seguito unita alla parrocchia di S. Bernardo, si conserva l’interessante statua lignea della omonima Madonna, proveniente dall’Abbazia di Corazzo; La Chiesa di San Bernardo ubicata nel borgo omonimo e ritenuta per la Comunità la chiesa principale, la cui edificazione avvenne tra il 1668-1871, “inizialmente era curata come colonia dall’Abate di Motta, ma nel 1707 fu elevata a parrocchia. Faceva parte della diocesi di Martirano e nel 1808 fu annessa alla diocesi di Nicastro”[10]. Una chiesa quella di S. Bernardo posizionata nella zona più elevata del borgo, al cui sagrato, molto spazioso, vi si arriva attraverso una scalinata. Tre sono le navate che costituiscono la sua struttura con quella centrale più grande e guarnita con stucchi. Il materiale dell’elegante portale centrale è in pietra granitica dal colore verde. L’uso della pietra di tufo appare evidente nella realizzazione degli ingressi laterali ad arco a tutto sesto, mentre il campanile della chiesa si sposa perfettamente dal punto di vista architettonico con la struttura esterna dell’edificio. La chiesa conserva alcuni dipinti ad olio di notevoli dimensioni realizzati da importanti artisti tra cui lo Zimatore di Pizzo Calabro, oltre che alcune sculture ritraenti Santi, ed in particolare la statua lignea di S. Bernardo la cui devozione popolare lo festeggia il 19 agosto. Informazioni dettagliate e di grande interesse possono essere ricavate dal file Pdf Chiese di Decollatura di cui alla presente nota.[11] La terza Chiesa è quella di Casenove intitolata alla Madonna dell’Assunta, Patrona anche di Decollatura i cui festeggiamenti accadono il 15 di Agosto. Costruita nel 1804 presenta una larga gradinata che consente l’accesso al sagrato della chiesa. Il suo ingresso principale eseguito in pietra tufacea è ad arco a tutto sesto. Sull’altare maggiore si può ammirare il dipinto ad olio su tela di Felice Cerra raffigurante l’Assunzione di Maria e risalente alla seconda metà del XX secolo. Nello stesso edificio religioso sono conservate, inoltre, le statue lignee dell’Assunta, di S. Lucia, di S. Giuseppe, del Cuore di Gesù, di S. Francesco di Paola e di S. Rita di considerevole pregio artistico. Infine la Chiesa del borgo di Cerrisi dedicata alla Madonna Addolorata, venerata con i dovuti festeggiamenti il 14 settembre. Questa, di Scuola barocca, conserva al suo interno pregiati ornamenti in stucco, dipinti ad olio e statue di Santi. A riguardo sul sito della Diocesi di Lamezia Terme è sostenuto: “Un altro villaggio sotto la giurisdizione di Motta, dipendente dal Monastero di Corazzo, dell’antica diocesi di Martirano, chiamato in origine il paesello di Colle fiorito, prese il nome di Cerresi prima, ora Cerrisi, perché abitato prevalentemente da famiglie che portavano il cognome Cerra. La chiesa intitolata alla B. V. dei Sette Dolori, costruita nel 1751 dagli abitanti in due tempi, fu elevata a parrocchia nel 1800. La chiesa è a tre navate. Il soffitto della navata centrale è a volta tutto sesto, adornata da tre tele di pregevole fattura, raffiguranti scene della passione (Zimatore - Grillo). L’abside è sormontato da una cupola barocca. Troneggia su tutto il maestoso campanile”[12]. Di grande interesse risultano anche le testimonianze archeologiche, che rievocano come questo lembo di territorio, oltre a essere una bella e rilevante realtà culturale, economica e turistica della pre-Sila Catanzarese, sia stato, come indicano i molteplici frammenti di ceramica ad impasto rinvenuti in alcune sue contrade anche abitato già in epoca preistorica e protostorica. Ma non sono gli unici reperti, considerato che gli ultimi studi archeologi hanno consentito di focalizzare uno stanziamento in villa, alcune rimanenze di cerimonie funebri, le zone archeologiche di Muraglie e Romano.
Per quanto invece riguarda i beni architettonici distribuiti su tutto il territorio si segnalano: il Complesso Stocco, i Palazzi: Costanzo, Perri, del Vescovo di Martirano, Marasco, Cianflone, Villa Rende, e il Museo delle civiltà contadina.
La sua economia, se pure a conduzione familiare, si basa prevalentemente sui diversi tipi di allevamento e sull’agricoltura dalla quale si ricavano prodotti essenziali (patate, fagioli, cereali) per l’alimentazione degli abitanti del luogo e non solo. La vasta estensione del suo patrimonio boschivo favorisce, inoltre, il commercio di legname a vantaggio dei diversi stabilimenti di trasformazione. Oggi, una spinta propositiva al suo sistema economico gli arriva dal settore turistico e dall’artigianato, che sono diventati un punto qualificante e di riferimento per il comprensorio.
La sua storia ci tramanda anche la memoria di persone importanti che in qualche modo hanno caratterizzato il suo vissuto. Basti pensare al garibaldino Francesco Stocco (1806-1880) protagonista de moti rivoluzionari del 1848, patriota e deputato della Repubblica e al poeta Michele Pane, alta espressione della poesia in vernacolo calabrese, nato ad Adami nel 1876 e morto a Chicago negli Stati Uniti d’America nel 1953.
Bibliografia
[1] Cfr. Amato AMATI, Dizionario Corografico dell’Italia, Volume I, A-B, Antica Casa Editrice Vallardi, Milano 1868.
[2] Fra Girolamo MARAFIOTI, Croniche et antichità di Calabria, Ad Istanza degli Uniti, Padova 1601, p. 220.
[3] P. Giovanni FIORE da Cropani, Della Calabria Illustrata Opera varia istorica, Tomo I, Dom. Ant. Parrino e Miche Luigi Mutij, 1691, p. 119.
[4] Cfr. Abate Francesco SACCO, Dizionario Geografico-Istorico-Fisico del Regno di Napoli…, Tomo II, Presso Vincenzo Flauto, Napoli MDCCXCVI, pp. 302-303.
[5] Vincenzo D’AVINO, Cenni storici sulle Chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, raccolti, annotati, scritti per l’ab. Vincenzo D’Avino, Dalle Stampe di Ranucci, 1848, p. 468. [(4) Barrio, pag.123, Marafioti, p.220; Fiore, Calabria illustrata, p.119; (5) vedi quel che dicemmo nel testo sulla diversità di Martorano e Mamerto. Da Plutarco, tra gli altri, si ha la disfatta di Pirro per valore dei mamertini. (6) Notizie patrie a noi comunicate dal Sig. Gimigliano. (7) Giustin. tom. 9, voce Soveria. (8) Giustin. tom. 3, voce Castagna.].
[6] Attilio ZUCCAGNI-ORLANDINI, Dizionario Topografico dei Comuni d’Italia, Società Editrice di Patrii Documenti Storico-Statistici, Firenze 1861, p. 48.
[7] Mario PELLICANO CASTAGNA, Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria, II CAS-IS, Editrice C.B.C., Stampa Arti Grafiche Rubbettino, Soveria Mannelli 1996, p. 47.
[8] Cfr. Mario PELLICANO CASTAGNA, pp. 50, 53, 54.
[9] Cfr. http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=cons&Chiave=13117.
[10] Ibidem.
[11] Pdf. Chiese di Decollatura, estratto dal libro “Decollatura e Motta Santa Lucia” per gentile concessione della Grafica Reventino Editrice in: https://issuu.com/marioperri/docs/descrizione_chiese.
[12] http://www.diocesidilameziaterme.it/MARIA-SS.-ADDOLORATA-in-Cerrisi-di-Decollatura.html
Foto di Mario Migliarese - Centro culturale "Michele Pane"
Foto di Mario Migliarese - Camara
Foto di Mario Migliarese - Corte
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