Franco Emilio Carlino
Dalle numerose fonti storiche consultate emerge piuttosto chiaramente che Carpanzano è il comune più arcaico della periferia cosentina, sorto intorno all’IX secolo. La sua genesi, del resto come quella della maggior parte dei Casali convicini, sarebbe appunto dovuta ad opera di profughi cosentini obbligati ad allontanarsi dalla loro città distrutta dalle incursioni saracene. Sulla sua origine, tuttavia, non si esclude che questa potrebbe, all’inizio, essere stata un presidio militare strategico posto sulla confluenza del vecchio asse viario di comunicazione che univa la Sila al mare e l’altro quello che allacciava il fiume Savuto a Rogliano. La spiegazione su quanto appena sostenuto ci viene fornita da un brano estrapolato dal primo volume di Davide Andreotti sulla Storia dei Cosentini nel quale il nome di Carpanzano, insieme a tanti altri borghi come Castiglione, Lappano, Zumpano, Rovito, Celico, Spezzano Grande, Spezzano Piccolo, Pedace, Pietrafitta, Aprigliano, Donnici, Figline, Mangone, Rogliano, Altilia, Grimaldi, Malito, Paterno, Dipignano, Tessano, Belsito, Marzi e Trenta ed altri ancora risulta inserito nel corposo elenco dei paesi facenti parte della Confederazione Bruzia all’epoca della prima irruzione gotica e fino al tempo dell’occupazione musulmana. Una Confederazione che, compresa Cosenza, segnava complessivamente centoventimila abitanti, ma che nel momento in cui, come si attinge dalla narrazione della gran parte degli storici e cronisti, la vecchia capitale di Cosenza fu abbattuta, la rimanente popolazione, a parte una sparuta minoranza di circa settemila abitanti rimasta a ricostruire le proprie abitazioni, si sparpagliò cercando rifugio nei paesi vicini presso abitazioni già presenti contribuendo a far sorgere, come viene detto nel libro, “tanti paesi borghi e villaggi, per quanti furono le frazioni di quella immensa popolazione, che varie direzioni presero, […]” [1], anche se va detto che moltissimi storici moderni rifiutano tale ipotesi. La circostanza non vi è dubbio favorì anche lo sviluppo urbanistico dei diversi paesi accoglienti oltre che una più consistente robustezza alle stesse comunità. Tutto ciò accadeva nel X secolo, a cavallo tra il 975 e il 986, periodo nel quale si potè assistere alla nascita di tanti paesi spesso costruiti, come ci ricordano doverosamente gli storici, in fondo a burroni, sulle montagne e nei boschi dell'entroterra silano, quasi a voler ammantare e proteggere Cosenza assumendo il nome di Casali, posizionati, alcuni sui pendii del versante silano quasi mai illuminati dal sole, tanto che nel frasario dialettale vengono detti posti ‘a manchìa, da cui la denominazione di Casali del Manco, e gli altri detti Casali del Destro sistemati sulle colline e i monti dell’Appennino Paolano esposti ad est e ravvivati ininterrottamente dal sole. Tra i tanti, credo più di ottanta, si vogliono ricordare: Mendicino, Carolei, Aiello, Rende, Montalto, Lattarico, Regina, Zumpano, Rovito, Celico, Spezzano Grande, e Piccolo, Aprigliano, Donnici, Figline, Mangone, Rogliano, Altilia, Grimaldi, Paterno, Dipignano, Tessano, Castiglione, Lappano, Pedate, Pietrafitta e Carpanzano, quest’ultima una terra di quattrocento fuochi, che nacque quindi come Casale fondato dagli emigrati Cosentini al di là del Savuto ed al tempo di Giovanni Fiore da Cropani.
Oggi Carpanzano è un comune montano della Calabria, in provincia di Cosenza con una popolazione residente di oltre duecentocinquanta abitanti, di cui 118 M e 133 F, collocato su una superficie di 14,32 Kmq e una densità abitativa di 17,5 per Kmq. I suoi abitanti si chiamano Carpanzanesi. Il suo territorio fa parte della Comunità Montana del Savuto, Regione Agraria n. 6 - Sila Piccola Cosentina ed è confinante con i Comuni di Altilia, Belsito, Colosimi, Marzi, Scigliano, tutti in provincia di Cosenza. Tuttavia non possiamo non evidenziare come nel corso delle epoche storiche il territorio di Scigliano, prima molto esteso, è stato frazionato in più comuni tra cui anche Carpanzano. Un brano molto bello che sottolinea quasi l’attaccamento filiale di questo comune con il territorio di provenienza l’ho rintracciato in un testo compilato da Gustavo Strafforello che così riporta: “Dalla stazione postale di Carpanzano la strada attraversa una gola, donde si gode una bella veduta del mare, lasciando a destra le sette borgate onde si compone, come abbiamo visto, Scigliano e scende a Coraci, altra stazione postale. Opera pia del 1641, con reddito annuo di lire 5069. Prodotti: granaglie, olio, vino e foglia di gelso […]” [2].
Non sono pochi quelli che riguardo la sua etimologia confermano quanto contenuto in un documento del Trecento e cioè che il nome Carpansano poi Carpanzano derivi dal nome latino di persona Carpentius o Carpantius, probabile nome di un signore ivi residente, con l'aggiunta del suffisso -anus che indica possesso, anche se altre ipotesi, come riportato nella pagina index del Comune, ci dicono che, secondo il Padula, il paese si chiamava Carpente e in seguito Carpadoro, e che questo dopo il terremoto del 1638 venne riedificato poi con il nome di Carpanzano, oppure, secondo altre notizie storiche e altre ipotesi ancora, che questo derivi dalla voce ebraica Carpenzano, che significa cavità del monte fumante, essendo il paese costruito su un cratere di vulcano spento [3]. Idea non bizzarra considerando, come vedremo in seguito, che a Carpanzano pare via sia stata anche la presenza ebraica. Originariamente secondo le più diffuse informazioni il borgo era composto da più rioni chiamati San Pietro in Verzerio, San Mauro e San Felice.
Carpanzano posto a 610 metri sul livello del mare dista circa 4 chilometri da Scigliano Città Regia della provincia di Cosenza. Non è inverosimile la posizione di coloro che affermano che una delle motivazioni che determinò la scelta circa la zona di espansione a livello altimetrico (400/800) m sul livello del mare dei diversi Casali fu quella dell’influenza del clima che permise lo stanziamento di nuclei abitativi meno nomadi inclini alla coltivazione dei campi e più di tutto all’allevamento degli animali e conseguente trasformazione del prodotto, pratiche molto in uso già nelle epoche passate. Una denominazione quella di Casale che continuò fino a tutto il periodo feudale (1808), nel quale Carpanzano, secondo quanto riportato dal Martire, era una delle venti baglive del Casali cosentini, una forma di circoscrizione territoriale e amministrativa, che faceva riferimento al casale principale (Carpanzano), nel cui perimetro includeva due o più Casali contigui. La sua storia, nel corso dei secoli, non è disgiunta da quella dei luoghi confinanti, sottomessi alle diverse gestioni feudali e governi dominanti. Da alcune fugaci notizie risulta che nel 1442 Luigi III d’Angiò ammise al dominio Regio di Cosenza, il Feudo del barone Di Grazia, forse primo feudatario di Carpanzano, mentre nel 1535, secondo la tradizione orale si parla della presenza dell’imperatore Carlo V d’Asburgo al suo rientro dopo l’espugnazione di Tunisi, una vicenda legata alle guerre ottomano-asburgiche. Episodio unito verosimilmente a un racconto del luogo, confermato tuttavia da informazioni presenti sul blog esplorazioni cosentine che sulla questione così riporta: “Secondo una radicatissima tradizione, inoltre, nel corso della sua sosta l’Imperatore diede in dono a Carpanzano il suo prezioso mantello. E presso il locale municipio è infatti conservato un antico manto che si tramanda essere proprio quello di Carlo V, quel dono dell’imperatore consegnato ai Carpanzanesi come traccia del suo passaggio” [4].
Per la cronaca, inoltre, va ricordato che oltre agli Aragona famiglie rappresentative di Carpanzano furono anche i Cortese, i Mantovani, i Mirabelli e i Padovani. Nel corso della prima metà del XVII secolo (1638) Carpanzano viene ricordato per i consistenti danneggiamenti subiti, durante il Sabato e la Domenica delle Palme, dal violento terremoto che interessò gran parte della Calabria e in particolare i Casali cosentini tra cui anche Scigliano, i cui profughi, molti, furono accolti nei Casali di Savelli e Mandatoriccio allora in corso di realizzazione dove contribuirono alla costruzione di un primo gruppo di abitazioni fortificato da una cintura muraria, come ci provano alcuni resti ancora evidenti. Non ha tutti i torti l’Andreotti quando afferma che “Questo paese fu illustrato grandemente nell'anno 1700 da Gaetano Vitale, che fu canonico e teologo dottissimo in Cosenza. Pubblicò egli in Cosenza al 1723 sotto il nome Anagrammatico di Agatone Levita: Lettera apologetica colla quale si risponde alle lettere del P. Teologo ecc. Brillò egli grandemente nella disputa che ebbe a sostenere co' gesuiti. Di lui fan ricordo Zavarrone e l'Amato, il quale a proposito di Carpanzano dice: Consentiae ditionis praetura haud ignobilis. Hoc ex loco fuere Bonaventura Pontieri, Seraphici Ordinis in sacra pagina magister et doctor eximius venerandae memoriae; et Cajetanus Vitale, qui nomine anagrammatico Agatonis levitae adversus quaedam theologum Epistolam Apologeticam impense doctam pubblico jure fecit. Onorò ancora questo paese, a detta dell'Amato, Egidio Mirabelli. Fu egli uomo di una pietà poco comune, e cospicuo per morale e virtù scientifiche. Il Fiore nella Calabria illustrata, ricorda Bernardino d'Aragona nel 1657 come uomo che illustrasse non poco Carpanzano. Fu egli secondo l'Aceti e l'Ughelli vescovo della chiesa di Bari nel 1657. Lo stesso Fiore ricorda come uomo illustre di Carpanzano Angelo Cristiano, nel 1662 magistrato esimio secondo l’Aceti e Bonaventura frate conventuale che il Martire dice di casa Milano, poscia trapiantatasi in Scigliano. Dice il Martire, che questo padre conventuale maestro e provinciale dell'ordine in Calabria Citeriore era versatissimo nelle greche e nell'ebraiche lettere, dettate a Roma, nell' epoca che vi fu lettore nell’Archiginnasio di lingua greca. Illustrolla ancora Giacinto Aragona, fratello di Bernardino e prima canonico e poscia Regio Auditore, come risulta dagli atti capitolari del 1 dicembre 1846” [5]. L’Abate Francesco Sacco, nel 1796 descrive Carpanzano come “Casale Regio nella Provincia di Cosenza, ed in Diocesi di Cosenza medesima, il quale giace alle falde degli Appennini, d’aria buona, e nella distanza di tredici miglia in circa dalla Città di Cosenza. In esso Casale Regio son da osservarsi due Chiese Parrocchiali; un Convento de’ Padri Conventuali; e tre Confraternite Laicali sotto l’invocazione della Vergine Addolorata, del Rosario, e del Carmine. Le produzioni poi del suo territorio sono grani, grani d’india, biade frutti, vini, olj, gelsi per seta, e pascoli per greggi. La sua popolazione finalmente ascende a mille cinquecento, e diciannove sotto la cura di due Parrochi” [6], mentre un anno dopo nel 1797 ad interessarsi di Carpanzano è Giustiniani che così annota: “Carpanzano o Carpenzano, casale di Regio demanio della città di Cosenza, dalla quale è distante miglia 12 incirca. Egli è posto tra gli Appennini in luogo molto alpestre, ove respirasi buona aria. I suoi abitatori ascendono al numero di 1520. La tassa dei fuochi del 1542 fu di fuochi 247, del 1545 di 358, del 1561 di 431, del 1595 di 457, del 1648 di 430 e del 1669 di 243. Le produzioni del suo territorio consistono in frumento, vino ed olio. Non vi manca della caccia e sonovi dei luoghi addetti al pascolo degli animali. L’industria dei cittadini, oltre dell’agricoltura, e pastorizia, unisce ancor quella di allevare i bachi da seta. Il loro commercio con altre popolazioni consiste nel vendere le loro sovrabbondanti derrate, i loro latticinj, e seta” [7], e a seguire fu Giuseppe Maria Alfano [8] che nel 1798 rappresenta Carpanzano come Casale della Diocesi di Cosenza Reg., nella Provincia di Calabria Citra, o sia di Cosenza, come luogo dove si respira ottima aria e con una popolazione di 1519 abitanti.
Carpanzano usufruisce delle attenzioni anche da parte di Zuccagni-Orlandini [9] attraverso il dizionario del 1861 dove è citato come borgo inserito nella Prov. di Calabria Citeriore, facente parte del circondario di Cosenza e del mandamento di Scigliano. Ne parla come un sito alpestre, dalla buona aria e dal fertile territorio dove l'agricoltore è ricompensato delle sue fatiche con buone raccolte di granaglie, vino, olio e foglia di gelsi, con una popolazione di 1971 abitanti.
La Carpanzano odierna, è posta su un elevato poggio, tra le lussureggianti prominenze della Valle del Savuto, si lascia maggiormente apprezzare per la sua parte più vecchia sfoggiando i segni di una storia centenaria. Il suo centro abitato circa il profilo urbanistico si distingue per le sue caratteristiche viuzze, lungo le quali si possono incontrare costruzioni di ragguardevole interesse architettonico come alcuni palazzi signorili dotati di portali in tufo e blasone del casato, fra i quali palazzo Aragona e Bilotti. Prima di ogni altra cosa quelle che sono le strutture religiose come le Chiese, (dell’Annunziata, di San Nicola, dei Cappuccini e quella Matrice di San Felice) dotate della presenza di pregevoli ricchezze artistiche. Esempio della devozione carpanzanese è l’Annunziata o Santuario della Madonna delle Grazie, in quanto ne accoglie l’icona della Patrona del paese. Si caratterizza per il suo portico in tufo, all’interno del quale si spalanca un portale di impronta gotica del 500, fu costruita nel XIV secolo. Una costruzione cinquecentesca, messa su, secondo le fonti storiche, dai Francescani Osservanti e che rivela circa il profilo storico-artistico anche frammenti “di storia ormai nascosti sotto leggende e tradizioni” [10] e nella quale si conserva una lapide che rievoca la presenza di Carlo V al ritorno da Tunisi. Vi si entra da una comoda scalinata, mentre al suo interno sono preservati oggetti e opere sacre tra cui una stupenda acquasantiera di marmo risalente alla seconda metà del XVI secolo.
In riferimento alla festa patronale vale la pena ricordare che Carpanzano mantiene ancora vive antiche tradizioni, come la venerazione della Madonna della Grazie il 12 febbraio e l'ultima domenica di settembre. Per quanti sopravvissuti al terremoto del 1783, la festività del 12 febbraio, divenne anche momento riconoscenza comunitaria verso la Madonna, una data che diventò comune a più paesi dell’hinterland cosentino compresa la stessa Cosenza nella quale viene venerata la Madonna del Pilerio. Altro edificio di notevole interesse per il suo prospetto barocco a tre portali e la comune architettura seicentesca (1648-1660) è la Chiesa parrocchiale di San Felice, realizzata da maestranze locali specializzate nella lavorazione della pietra, che sovrasta il borgo con la sua grandezza e conserva al suo interno apprezzabili altari lignei intagliati, del XVIII secolo ed altri pezzi sacri pregiati opera di artigiani del luogo. Il Convento dei Frati Minori Conventuali risalente all'anno 1614. Circa la sua storia recente non si può non ricordare come a Carpanzano, nel periodo della Repubblica Partenopea, il nuovo assetto amministrativo francese la elevò al rango di capoluogo in un primo momento attraverso un governo, che includeva alcune università tra cui quelle di Altilia, Belsito, Grimaldi, Maione e Malito, e successivamente al rango di circondario. Con il ritorno dei Borbone ritornò ad essere inserita tra i comuni del circondario di Scigliano. Con l’inizio del nuovo secolo, sul finire degli anni ‘20, Carpanzano ritornò ad essere aggregata a Scigliano per recuperare poi la sua autonomia nel 1937. Per quanto riguarda gli aspetti economici e sociali Carpanzano per secoli ha fondato la propria economia sulla produzione di frumento, di olio, di vino e castagne, prodotti di prima necessità trafficati con i Casali vicini, come pure molto estesa e interessante era la pratica della gelsibachicoltura attraverso l’allevamento del baco da seta e la trasformazione del suo prodotto. Infine molti erano i vecchi mestieri legati all’economia rurale del tempo che venivano tramandati attraverso le diverse attività. Nel concludere questa mia ricostruzione sulle cose più salienti della storia di Carpanzano mi preme rammentare anche alcune informazioni, probabilmente meno note, e cioè l’esistenza di testimonianze ebraiche sul suo territorio come riportato a riguardo da Riccardo Calimani nella sua opera in due volumi dove in un suo passo così scrive: “[…] Con la sconfitta dei Goti da parte dei Bizantini, tuttavia, la comunità scomparve per almeno mezzo secolo, quando tornarono come commercianti, pare di schiavi, acquistati nelle Gallie. La difesa di Napoli da parte degli ebrei fu valorosa e questi avvenimenti furono ricordati a lungo. Nel X secolo vi sono tracce ebraiche a Salerno e, in Calabria, a Rossano, Cosenza, Paterno, Celico, Rogliano, Scigliano, Carpanzano e Stilo. In quest’ultima località nel corso di una battaglia nel 982 il giudeo Calonimos offrì il suo cavallo all’imperatore Ottone II perché fuggisse e questo gesto gli costò la vita. Nella zona che si estende tra Rogliano, Scigliano e Carpanzano, alle falde meridionali della Sila, c’è un monte detto Iudiu e vicino a un ponte detto “del diavolo” c’è anche una fonte con lo stesso nome” [11].
Bibliografia
[1] Davide ANDREOTTI, Storia dei Cosentini, Volume I, Stabilimento tipografico di Salvatore Marchese, Napoli 1869, p. 300.
[2] Gustavo STRAFFORELLO, La patria; geografia dell’Italia, parte 2^. Provincie di Aquila, Chieti, Teramo, Campobasso (1899). Provincie di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza (1900), 2v., Unione Tipografico editrice, 1900.
[3] Cfr. Rosa Maria CAGLIOSTRO, Calabria, De Luca Editori d’Arte 2002, p. 627; Cfr. Storia del Comune di Carpanzano in http://carpanzano.asmenet.it/index.php?action=index&p=76.
[4] Il mantello dell’Imperatore, in Esplorazioni cosentine, https://esplorazionicosentine.wordpress.com/2013/05/27/il-mantello-dellimperatore/
[5] Davide ANDREOTTI, Storia dei Cosentini, Volume I, Stabilimento tipografico di Salvatore Marchese, Napoli 1869, pp. 399, 400.
[6] Francesco SACCO, Dizionario Geografico-Istorico-Fisico del Regno di Napoli…, Tomo I, Presso Vincenzo Flauto, Napoli MDCCXCVI, p. 203.
[7] Lorenzo GIUSTINIANI, Dizionario Geografico Ragionato, Tomo III, Vincenzo Manfredi, Napoli 1797, p. 180.
[8] Cfr. Giuseppe Maria ALFANO, Istorica descrizione del regno di Napoli, presso Vincenzo Manfredi, Napoli MDCCXCVIII, p. 79.
[9] Attilio ZUCCAGNI-ORLANDINI, Dizionario Topografico dei Comuni d’Italia, Società Editrice di Patrii Documenti Storico-Statistici, Firenze 1861, p. 321.
[10] Cfr. Giorgio CERAUDO, Itinerari turistico religiosi in Calabria, verso il Giubileo del 2000, Torino, Salone dei beni artistici e culturali, Lingotto Fiere, 17-21 novembre 1998, Rubbettino 1998, pp. 22,23
11]Riccardo CALIMANI, Storia degli ebrei italiani, Volume I, Edizioni Mondadori, 2013.
Foto di Mario Miglianese: Carpanzano - Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Foto di Mario Miglianese: Carpanzano - Palazzo Bilotti
Foto di Mario Miglianese: Carpanzano - Gafìu e palazzo Bilotti
Comentarios