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AforisMandatoricciando

Franco Emilio Carlino

Come richiamato nella nota iniziale dell’Associazione ‘u ĥocularu sul suo Blog si vuole attraverso alcuni contenuti dialettali concorrere a valorizzare e promuovere la propria "lingua", la cultura originaria, la conoscenza delle comuni radici e tradizioni, l'uso consapevole e competente dell'espressione linguistica sorta nell'area Reventino-Savutese cui Mandatoriccio fa parte.

Per fare ciò ho pensato di riversare via via sul Blog i Proverbi da me pubblicati in dialetto Mandatoriccese da cui il titolo "AforisMandatoricciando" nella speranza di offrire un contributo anche di discussione, di arricchimento e di confronto. Anticipo che non sono un glottologo e né un antropologo e che quanto scritto è scaturito dalla passione di non disperdere alcuni vocaboli e una terminologia che personalmente ritengo preziosa. Pertanto, i proverbi o i modi dire sono il risultato di ricordi e di una trascrizione dettata dalle abitudini correnti. Mi diceva un mio professore il dialetto quando non si conoscono le regole bisogna scriverlo come si parla ed è quello che io ho fatto recuperando un certo numero di proverbi.

Il proverbio, come oramai ampiamente provato, risulta essere elemento di grande valore storico del buon senso e della sapienza. Quella sapienza cui tante volte si ricorre nella quotidianità per affermare principi e morale desunti dall’esperienza e dettati da norme di vita comunitaria, che in realtà non sono altro che particolari tipi di affermazione che sintetizzano una forma del sapere, concentrata in una frase che si ricorda facilmente, in quanto molto breve. Ciò ha rappresentato negli anni fonte di ricchezza e di pregnanza, ancora oggi molto significativa che caratterizza il patrimonio culturale tradizionale della comunità. Esempio di saggezza popolare venuto alla luce dall’esperienza del singolo o della comunità, che negli anni si è trasformato in vera e propria forma letteraria e che consolidandosi è diventato lessico corrente molto apprezzato.

Nella Prefazione al mio volume: Proverbi Popolari e modi di dire nel dialetto di Mandatoriccio, della collana terre della memoria, per i tipi di Ferrari Editore, la scrittrice, ricercatrice e antropologa Assunta Scorpiniti in alcuni brevi passaggi così amava scrivere: “[…] Per chi, come me, è attratta dalla ricchezza della parola, il gioco delle assonanze ha un fascino particolare; ancor più sapendo che tale pratica ha consentito - proprio attraverso i proverbi - la trasmissione di tanta poesia naturale dalla struttura linguistica semplice quanto colma di consapevolezza, rappresentazioni e immagini strettamente collegate all’ambiente circostante.

“Il linguaggio popolare è un’immensa foresta di simboli”, afferma, a riguardo, Maffeo Pretto, spiegando che nelle corrispondenze simboliche in cui si concretizza l’affascinante parallelismo fra il mondo della natura e il mondo dell’uomo, molto presente nelle culture del Sud Italia, “si viene a porre il senso di una solidarietà generale del mondo naturale con la vita dell’uomo”. Il mondo naturale, con i suoi ritmi, i suoi fenomeni, le piante, gli animali, gli astri… diventa, secondo lo studioso, l’occasione, per l’uomo, di conoscere, cioè “di prendere coscienza di se stesso, delle sue attività, dei suoi valori e dei disvalori”; in parallelo, quindi, con la condizione umana “di cui diventano simbolo”, e, quindi, pretesto per proporre regole di vita, dati dell’esperienza, esortazioni, avvertimenti. […]

Mi piace, per questo, pensare ai proverbi, o, per meglio dire, ai dittati i na vota, come a centinaia, migliaia di istantanee, tenute insieme da una sorta di “filo” sonoro che, nel nome di un’intelligenza prudente, a sua volta lega le generazioni, consentendo la conservazione di un aspetto importante dell’identità culturale di Calabria; un bene da custodire e preservare oltre l’idea di contenitore di antiche cose o di album dei ricordi da sfogliare spinti da un sentimento di nostalgia verso un altro tempo, un’altra storia, una diversa concezione del mondo. […] La forza del dialetto è, infatti, l’elemento trainante, per come arricchisce la parola e le conferisce un aspetto fortemente evocativo e descrittivo di ogni specifico elemento; in questo caso il dialetto mandatoriccese, con il quale Franco Carlino propone quella “saggezza dei proverbi” di cui in Calabria c’è ampia letteratura (si sa che i proverbi dei vari centri del territorio regionale si assomigliano tutti), ma poco o nulla riferito, con le variabili locali, a Mandatoriccio, alla sua storia linguistica che è, com’è ovvio, la storia del suo popolo.

Emerge dalle pagine, a forte connotazione agro-pastorale e in base a una puntuale suddivisione tematica (vita contadina, animali, comportamenti e relazioni umane, tappe della vita/sentimenti/pregiudizio/religione/superstizione, salute e alimentazione) operata dall’autore, che richiama gli aspetti essenziali della vita umana e, insieme, le peculiarità della gente del luogo; quello che, nel corso delle generazioni, si è vissuto e affrontato in questo angolo di Calabria sospeso tra gli ameni paesaggi silani e i caldi colori delle coste mediterranee. […]”.

Spero che il presente lavoro possa essere elemento di confronto anche per altri che potrebbero scrivere i loro proverbi simili in modo di raccoglierne il più possibile e metterli a confronto per una positiva comparazione dalla quale possano emergere, anche se minime le possibili differenze linguistiche nell'area dii studio del Reventino-Savutese.


Il bozzetto è opera di Franca Civale.


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